lavori finiti

Santa Maria in Trastevere, la facciata della chiesa torna a splendere

Fernando M. Magliaro

Un anno di impalcature e, finalmente, torna visibile la facciata di Santa Maria in Trastevere, dopo i lavori di restauro curati dalla Soprintendenza speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio. Quattrocentomila euro la spesa con cui sono stati ripuliti i mosaici medievali della facciata della Chiesa, le colonne romane del portico, gli affreschi settecenteschi e quelli dell’epoca di Pio IX (seconda metà dell’800): da oggi la chiesa torna a splendere per romani e turisti. SOPRINTENDENTE PROSPERETTI: “ABBIAMO RIDATO LUCE” “Questo è un restauro che i romani attendevano da tempo - ha spiegato alla stampa il soprintendente, Francesco Prosperetti - perché è una chiesa amata dai cittadini che mostrava molto evidenti segni di appassimento: era sbiadita e trascurata, ma con questo lavoro siamo riusciti a ridare luce a un importantissimo monumento che è frutto di tante trasformazioni culminate con il restauro ottocentesco voluto da Pio IX. Si trattava di armonizzare interventi realizzati in epoche lontanissime tra di loro che si compongono in una immagine unitaria della facciata che bisognava ripristinare”. Un edificio, quello di Santa Maria in Trastevere, dove sono visibili le numerose stratificazioni: fondata nel III secolo dopo Cristo, l’ultimo intervento è avvenuto tra il 1863 e il 1874 a opera di Virginio Vespignani su commissione di papa Pio IX. LA STORIA DI SANTA MARIA IN TRASTEVERE La vulgata tradizionale tramanda che la chiesa è stata fondata da papa Callisto I (217-222 dC) e ultimata da Giulio I (337-352 dC). La struttura attuale risale invece al XII secolo, quando, in pieno Medioevo, l’edificio venne ricostruito per volere di Innocenzo II (1130-1143), utilizzando anche materiale di spoglio, come marmi, capitelli e colonne di cui ancora oggi si riconoscono quelli provenienti dalle Terme di Caracalla. Poi, nel 1702, sotto Clemente XI, l’architetto Carlo Fontana salvò e restaurò il grande mosaico e aggiunse alle finestre cornici architettoniche. Con Pio IX, ultimo Papa Re, si registra l’intervento finale con Vespignani che incarica Silviero Capparoni di decorare l’intera facciata con la pittura circonda il mosaico. LA COMPLESSITÀ DI UN RESTAURO SU OPERE DAL III AL XIX SECOLO La diversità delle opere, degli stili e delle epoche di realizzazione ha determinato tutto l’intervento di restauro, il cui obiettivo era “mantenere l’equilibrio tra i materiali” e restituire la lettura delle figure pittoriche che si stavano perdendo “senza cadere nel falso”, spiega la progettista e direttore dei lavori, Elvira Cajano. E se il mosaico è stato pulito, accuratamente consolidato e sono state reintegrate le tessere mancanti, la superficie pittorica invece era la parte più compromessa. Dopo le indagini diagnostiche e la pulitura, i restauratori hanno lavorato sugli elementi seriali e ripetibili della decorazione a tondi, reintegrando le lacune con l’acquerello. Per quanto riguarda invece la parte figurativa, la sorpresa rivelata dall’intervento sono state le incisioni fatte dall’autore per realizzare l’opera. “È grazie a questo ritrovamento che abbiamo potuto ridare forma ai contorni non più leggibili, senza intaccarne l’originalità”, spiega ancora Cajano. IL PARROCO: “ORA ANCHE GLI INTERNI” Questa sera alle ore 20, grande festa per la riconsegna alla città della facciata: presenti, oltre il parroco, Marco Gnavi, e il presidente del Municipio, Sabrina Alfonsi, anche mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita; e il professor Alessandro Zuccari, docente di Storia dell’Arte moderna alla Sapienza. Intanto l’interno potrebbe essere oggetto di un altro restauro “sugli intonaci corrosi all’interno della chiesa”, così come chiede monsignor Marco Gnavi: “Non l’ho mai vista così, e nemmeno i miei predecessori. Santa Maria è la storia del quartiere. Tutti si sono protetti dal manto di Santa Maria in Trastevere che troneggia al centro del mosaico”. “Proporremo interventi agli interni”, risponde la restauratrice. “Noi pensiamo a tantissime cose - replica Prosperetti - Il problema è che ci vogliono i soldi. In passato avevo tentato di dedicare ai restauri sui monumenti romani per intero i fondi che vengono dalla gestione del Colosseo, parliamo di 50 milioni di euro l’anno. Il ministro me ne ha concessi un terzo e comunque è una somma non trascurabile. Vedremo che si può fare”. DAL COLOSSEO 13 MILIONI L’ANNO PER I MONUMENTI ROMANI Spiega poi Prosperetti: “Grazie alla nascita del parco archeologico il 30% degli introiti del Colosseo, circa 13 milioni di euro l’anno, sono a disposizione dei monumenti romani. È una goccia nel mare, ma prima non c’era. La certezza del budget - aggiunge - ci consente di avviare nei confronti dei monumenti romani più importanti, monumenti archeologici e anche le chiese, dei progetti per mantenerli meglio di come si è potuto fare negli ultimi anni”.