LA PROVA DELLA SETTIMANA
Mercedes Glc Coupé, quando il Suv fa molto caso al look
Diciamocelo francamente, siamo al cospetto di una di quelle auto che si fanno notare. Derivata dalla progenitrice «Suv» pura, questa GLC Coupé, oltre al classico aspetto più filante, dato dalle linee del tetto, che degradano fino alla coda, cambia un pochino, anche per quanto riguarda le dimensioni. La Coupé, infatti, cresce di 76 mm di lunghezza (4.732 in totale), 40 mm di larghezza e si abbassa di 37 mm. Il muso resta quello della sorellastra, impreziosito da una mascherina stile Matrix. La nostra versione, una 250 E, monta un 2.0 litri 4 cilindri da 204 Cv, con una coppia di 500 Nm a 1.600 giri, per un'accelerazione 0-100 da 7,6 secondi e consumi medi sui 5,2 litri per 100 km. Soprattutto i consumi, sono roba da non credere. Incredibile riuscire a fare i 20 km/litro, con un bestione di questa fatta. L'assetto è molto buono e, soprattutto, con il «Dynamic body control», dotato di sospensioni meccaniche a regolazione dello smorzamento, si riesce a guidare in modo decisamente sportivo e divertente. L'assetto base è stato, comunque, irrigidito ed abbassato di 15 mm. Anche la trazione deriva direttamente da quella del Suv, anche se ritarata in chiave più stradale e più sportiva (la ripartizione è al 55 sul posteriore e 45 sull'anteriore). Nonostante il di dietro da coupé, il bagagliaio mantiene una «Signora» capacità, che va dai 491 ai 1.400 litri e, in abbinamento alle sospensioni pneumatiche «Air Body Control», è possibile abbassare la soglia del pianale di carico, di 4 cm, il che facilita, notevolmente, le operazioni di carico e scarico. Come in tutte le altre versioni, c'è il «Dynamic select», che offre cinque programmi di guida: eco, comfort, sport, sport+ e individual. Tra i sistemi elettronici, c'è il contrasto del vento laterale, che ti mantiene l'auto bella stabile, anche con la Bora di Trieste. C'è anche il «Collision Prevention Assist plus», che allerta proprio tutto, quando l'elettronica percepisce un qualsiasi pericolo e si predispone al «peggio».