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Un cuore "romano" batte dentro ai ragazzi

La squadra azzurra di Fioretto maschile

Alessio Sarri, Edoardo Giordan e Marco Cima: puntiamo su di loro per centrare risultati di prestigio

Carlo Santi
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Bebe Vio è la stella ma non c'è solo lei per un Mondiale da disputare in casa. «Sarà bello vincere in casa – ha detto la ventenne Bebe con la sua carica di entusiasmo – e immagino cosa sarebbe stato che qui, a Roma, avessimo potuto disputare le Olimpiadi e le Paralimpiadi del 2024». La squadra italiana della scherma paralimpica ha grandi individualità e molti di questi campioni sono romani. Alessio Sarri ha 44 anni e nonostante due incidenti, uno moto e poi un altro in macchina, non lo hanno domato. Alle Paralimpiadi di Londra, i Giochi che hanno dato una volta al movimento paralimpico intero, Sarri ha conquistato la medaglia di bronzo mentre un anno prima non aveva potuto tirare al Mondiale per via di un'operazione alla spalla. A Rio, invece, non è riuscito a realizzare quello che desiderava. «Roma è la mia occasione – dice Sarri, tifoso giallorosso, spada e sciabola le sue armi – e io sono il capitano. Dovrò farmi valere». Edoardo Giordan, specialista della spada e della sciabola, è anche lui romano e lui gioca davvero in casa poiché vive proprio a Fiumicino. Gli hanno amputato, per un'infezione, una gamba. Il suo è un caso di malasanità: curato senza la necessaria attenzione, Edoardo ha dovuto fare ricorso a una protesi assai costosa (60 mila euro) e per questi i genitori hanno aperto una causa con la struttura ospedaliera. Entusiasta e appassionato del suo sport, che ha conosciuto durante la riabilitazione alla clinica romana Santa Lucia, Giordan lo scorso anno non si era qualificato per le Paralimpiadi ma lui ha voluto esserci: è partito per il Brasile per essere vicino ai compagni e vivere con loro la grande avventura a cinque cerchi. Non è tifo che si arrendo con facilità, non lo ha fatto neppure quando, nella struttura di Ladispoli dove si allena con Pellegrini, hanno rubato le sciabole. Non ci spostiamo troppo da Roma: a Vetralla è nato Marco Cima, 41 anni, fioretto e sciabola le sue armi dopo le prime esperienze con il nuoto. Londra e Rio, nel 2012 e nel 2016, non lo hanno reso felicissimo perché ha raggiunto due volte il quarto posto. Adesso Marco è pronto a trasformare quella medaglia di legno in un metallo assai più prezioso. Si allena al Club Scherma Roma. È rimasto paraplegico a causa di un incidente in moto nel 2005. Ha svolto la riabilitazione dapprima a Montecatone, poi al Santa Lucia di Roma dove ha conosciuto il suo primo maestro, Pierino Scarsella, che gli ha fatto scoprire la scherma in carrozzina (2007). Si è specializzato nel fioretto non disdegnando le altre armi. Tre anni dopo ha debuttato in nazionale. Grande tifoso di calcio della Roma, ha il logo Asr impresso sulla carrozzina. Appassionato di musica, suona la chitarra.

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