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Il giro del mondo in 80 abiti con l'Accademia Maiani

Donatella Perrone
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Non 80 giorni, ma 80 abiti per girare il mondo. L'Aula ottagonale delle Terme di Diocleziano ex Planetario di Roma ha ospitato l'altra sera il lavoro dei ragazzi dell'Accademia Maiani: la mostra “Il giro del mondo in 80 abiti”. Espressione universale di emozioni e tradizioni, la moda, vista dagli occhi dei ragazzi che in accademia si preparano a diventare i professionisti di domani, si è trasformata nel fil rouge di un ideale viaggio alla scoperta dei vari linguaggi del fashion, che si trasformano e si evolvono a seconda delle diverse culture e usanze. Nei panni di novelli Julio Verne, gli studenti dell'istituto hanno studiato e ripercorso un ventennio di archivio per scoprire, giunti alla meta del loro volo nel costume, che la moda non può che essere parte integrante dell'evoluzione di ogni popolo, indipendentemente dai dettami della geografia. La prima tappa dell'itinerario è la vecchia Europa, rappresentata dall'Inghilterra, terra di regine, rockstar e principesse. Si prosegue poi con la Cina, dove sono le lacche rosse e nere a farla da padrone, mentre in Giappone, impossibile negarlo, il kimono è il solo grande protagonista. Il tour prosegue poi con l'India dai tessuti pregiati, già rivolti con lo sguardo alla prossima meta: l'Australia, che antica e moderna al tempo stesso, si racconta grazie a forme essenziali e colori naturali. E via fino al Sudamerica, per scoprire i moderni look venezuelani e il Perù, dove le formule misteriose della civiltà Maja, riviste dalla creatività fresca degli studenti, si declinano in disegni decorativi impressi sugli abiti di pelle. E poi via, verso i motivi carioca brasiliani e ancora dritti per  lasciarsi contagiare dall'allegria della festa di colori di un matrimonio messicano. In Africa è la natura a giocare la parte del leone, lo raccontano le lamine in legno usate dai talenti in erba e la pioggia di foglie multicolor che rendono omaggio alle rigogliose foreste del Madagascar. E se le leggende da mille e una notte dei Paesi Arabi traghettano il visitatore in un mondo da favola fatto di mantelle in seta e abiti drappeggiati, la fine del tour offre persino uno spunto di riflessione: può la moda fare da paciere intrecciando esperienze e culture diverse al fine di trovare un linguaggio che sia davvero universale? La risposta la si trova facilmente nel moto di speranza che si legge tra gli emblemi dell'abito che simboleggia l'incontro delle religioni.

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