Se pure l'amaro Verna ci finisce per traverso
Chiamata in ballo con aspra franchezza da Il Tempo per il suo silenzio inglorioso sull'attacco a Salvini - un silenzio imperdonabile per una presidente della Camera, sempre tempestiva quando si tratta di deplorare cose che toccano i santuari a lei cari, l'antifascismo, il femminismo più le varie fobie - la Signora Laura Boldrini alla fine ha pure lei stigmatizzato il fotomontaggio di stampo brigatista sul leader leghista. Per suscitare questa reazione, Il Tempo ha dovuto adottare in modo provocatorio e omeopatico il codice di Hammurabi, cioè l'occhio per occhio; calando la Boldrini nei panni di Salvini per vedere cosa si prova a essere messi alla gogna con un'immagine analoga, degna delle Brigate rosse. E lì, apriti cielo, la Boldrini ha sfoderato tutto il suo vittimismo istituzionale e il suo sdegno per l'attacco de Il Tempo. Il conflitto stampa-politica è pane quotidiano. Ma nella querelle interviene il presidente dell'ordine dei giornalisti, Carlo Verna, e cosa fa? Non difende il quotidiano che ha dovuto usare lo stesso fotomontaggio per suscitare la reazione della Boldrini ed è perciò attaccato dalla presidente, ma esprime solidarietà alla Boldrini stessa per queste «pseudoespressioni» inaccettabili di giornalismo. L'ordine dei giornalisti, di cui molti iscritti per decenni avvertono l'inutilità e l'assenza e il cui unico segno di vita per molti si riduce all'intimazione a pagare la quota annuale, raramente sanziona i casi in cui i giornalisti violano il loro codice deontologico. Lo fa solo quando è in gioco il politically correct e la classe politica di sinistra. Anche per l'ordine dei giornalisti vale una legge non scritta: chi attacca Salvini o un leader di destra, compie un'opera democratica e benemerita; chi adotta lo stesso metodo con la Boldrini compie uno sfregio alla democrazia e all'informazione e merita la deplorazione del Santo Uffizio della Stampa. Più in generale, chi reputa il fascismo il male assoluto d'oggi e ne parla come se stesse rinascendo, è un benemerito democratico. Chi reputa il comunismo il male principale del Novecento e non accetta di considerarlo un vago fantasma antico, è un reazionario aggrappato al passato. Poi dice che uno chiede l'abolizione degli ordini...