Dopo le multe meno tasse
A prima vista, la storia dell'abolizione di Equitalia mi ricorda un precedente. Avevo un volo da Caracas a Los Roques, e la settimana prima per l'ennesima volta era caduto un aereo mietendo vittime tra gli italiani. Aerei di dodici posti del tutto insicuri di una compagnia che faceva paura solo a nominarla. Ma noi eravamo su un'altra compagnia che ci avevano assicurato più affidabile. Quando arrivammo agli imbarchi notammo che sotto l'insegna della compagnia, seminascosta, c'era ancora l'insegna della precedente, famigerata. Le avevano solo cambiato il nome, e gli aerei erano sempre quelle caccavelle volanti ad alto rischio. Ecco, la storia di Equitalia sembra una cosa del genere. Un cambio di facciata, tanto per togliersi la cattiva fama della precedente, e poi le cose restano uguali. Per certi versi sarà così, ma siamo realisti. Tra i precedenti governi che non hanno fatto nulla per sollevarci dall'incubo Equitalia e il governo Renzi che almeno ci prova, permettetemi di riconoscere che preferisco la seconda opzione. Non è il massimo ma è meglio di nulla. E se davvero si abbattono gli interessi da usurai e le sanzioni pesanti che aggravano le cartelle e le si riportano a una dimensione umana, accessibile e rateizzata, mi sembra che qualcosa si faccia. Eliminare poi un nome nefasto che ha portato alla disperazione milioni di italiani è già sul piano simbolico un sollievo. Per questo non capisco l'ostilità verso un provvedimento che tutto sommato, se sarà coerente con le promesse, allevierà la situazione e porterà qualche beneficio all'erario pubblico. Il problema che resta, invece, è la pressione fiscale record nel nostro paese. Ogni volta che si racconta la mega-evasione italiana, includendovi anche cose che non rientrano in realtà in quel capitolo, non si dice che questo paese subisce una spremitura fiscale senza paragoni. Per giunta a fronte di disservizi pubblici da far paura. È lì che si dovrebbe agire e che nemmeno governi «liberali» o tecnici hanno saputo risolvere o almeno attenuare. Matteo, sulle tasse non placebo ma opere di bene.