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Sistemato pure l'Fbi. Adesso Trump vede la riconferma
Caro direttore, Trump ha annientato l’ultima sacca di resistenza che si annidava contro di lui all’interno dell’Fbi e ora vola verso il secondo mandato. Forte dell’appoggio che riceverà dalla Cia, perfettamente allineata sui suoi temi: l’«invasione» cinese tramite merci e tecnologia, quella russa via web e il terrorismo internazionale. Anche la Federal Reserve, l’Amministrazione e le grandi istituzioni finanziarie si sono piegate davanti alla ripresa economica. Lo slogan «America First» ha fatto proseliti in Europa, a partire dall’Italia con Matteo Salvini. Non si sa però se Mr. President cambierà idea nei nostri confronti, visto che il suo ambasciatore, Lewis Eisenberg, ogni tanto incrocia il premier Conte ma si lamenta di concludere poco. Inaspettatamente, invece, ha fatto bella figura a Washington Giggino Di Maio che ha incontrato il Consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, bruciando sul tempo l’altro vicepremier desideroso di creare un ponte con Washington per placare le amicizie di Mosca. Porte chiuse negli Usa, invece, per il Ministro della Difesa Trenta, la quale ha fatto imbestialire persino il Capo dello Stato Mattarella per non aver firmato gli ordini degli aerei F35. A parte le piccole scaramucce italiane, Trump, assolto dall’indagine “Russiagate”, è già immerso nella campagna elettorale per il 2020. Il campo da osservare alla vigilia delle primarie, però, è quello democratico, dove si aggirano 23 candidati, come sempre molto evocativi ma poveri di voti. Da Kamala Harris, senatrice californiana figlia di immigrati, a Beto O’Rourke, già sconfitto in Texas lo scorso novembre; da Bernie Sanders, ormai abbastanza usurato, a Elizabeth Warren, una Rosy Bindi all’americana scatenata su Instagram; in lizza c’è anche un Kennedy, Joe, pronipote dei più noti John e Bob. Ma nessuno può farcela. Quelli più a sinistra perché non riescono a conquistare gli indecisi e il voto moderato, quelli di destra perché si perdono per strada i millennials e le minoranze etniche. Forse più credibile è la candidatura di Joe Biden, ex vice di Obama, che catalizzerebbe l’attenzione dei tycoon di internet Google, Amazon e Facebook. Biden avrebbe scelto per la vice presidenza l’afroamericana Stacey Abrams, anche lei fresca di sconfitta elettorale in Georgia. Niente a che vedere con la raffinata e competente Nikki Haley, già rappresentante permanente degli Usa presso le Nazioni Unite, che Trump vorrebbe sostituire all’attuale vice Mike Pence, compensato da un posto alla Corte Suprema. Strada in discesa per “The Donald”, non solo per mancanza di avversari ma, soprattutto, per aver inaugurato agli occhi della “pancia degli americani” un nuovo corso politico globale, che va dal mantenere gli impegni con gli elettori al riposizionamento delle relazioni internazionali; dal coraggio di denunciare le eccessive esportazioni tedesche che creano squilibrio nell’intera Eurozona fino ad affrontare a viso aperto la minaccia nucleare nord coreana; dal sostegno a Israele e le decisioni forti in Medio Oriente alla grande riforma fiscale, la semplificazione burocratica e il rilancio delle infrastrutture. Argomenti spendibilissimi anche in Italia nella prossima campagna elettorale per le Europee, con la differenza che il Presidente americano porta risultati almeno per i suoi fanatici elettori. L’opposto del litigioso governo Conte