MISTERI DELLA FEDE
Vaticano, Padre Georg rischia il posto
Caro direttore, anche in Vaticano, come nelle nostre case, per le festività ci si prepara a giocare a risiko o a tombola. A San Pietro, però, sono passatempi pieni di sorprese per i partecipanti, alti porporati o prelati che siano. Rischia addirittura di restare senza cartella il personaggio più glamour della Santa Sede, Bergoglio escluso, il bel Monsignor Georg Gänswein, finito in copertina su Vanity Fair e conteso, nonostante la sua discrezione, nei salotti più vip della capitale. Il 7 dicembre, infatti, è scaduto il suo mandato quinquennale di "Prefetto della Casa Pontificia", conferitogli da Benedetto XVI del quale, ancora oggi, è il super consigliere. Dopo la sua elezione, Papa Francesco, diversamente da ciò che il diritto canonico prevede espressamente, non mise il suo incarico tra quelli donec aliter provideatur (finché non si provveda altrimenti) e ha lasciato integro lo scorrere del tempo. La sala stampa vaticana, come avviene di solito, finora non ha ancora annunciato né il rinnovo né la sua sostituzione e in diritto canonico, tra l’altro, non esiste la «tacita proroga». C’è chi mormora che anche per Padre Georg, così come è avvenuto per Massimo Palombella, attuale direttore musicale della Cappella Sistina, a lungo in «prorogatio», Bergoglio aspetta un cenno da Ratzinger o, semplicemente, un’assicurazione sulla sua salute un po’ malandata. Ma c’è anche qualcuno che ricorda quanto Francesco sia rimasto contrariato per una vecchia esternazione del monsignore quando, stuzzicato da un giornale tedesco, parlò di un doppio papato «con un membro attivo e un membro contemplativo, quasi un ministero in comune», permettendo a qualcuno di teorizzare la superiorità ideale del papa «contemplativo». Ma la tombola, dietro le mura leonine, si gioca anche oltre la strategica Casa Pontificia, semaforo per chiunque voglia accedere davanti al Papa. Difatti due cardinali, quasi ottantenni, Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, e Francesco Coccopalmerio, presidente del Consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi che ultimamente ha dovuto affrontare la bufera di un suo collaboratore finito in un giro imbarazzante, non siederanno neanche al tavolo. E si prevede non prenderà cartelle nemmeno il cardinale Marc Ouellet, gran capo dei Vescovi, che si sarebbe lamentato del fatto che la sua Congregazione nominava solo vescovi stranieri, perché per quelli italiani provvede direttamente il Papa. Un altro cardinale, Robert Sarah, Prefetto della Congregazione dei Sacramenti e del Culto Divino sa di non poter aspirare neanche ad un ambo, visto che per una circolare relativa alla giurisdizione dei vescovi sulla liturgia sembra abbia ricevuto, come fosse l’ultimo dei seminaristi, quella che viene definita «correzione pubblica» dal Papa. Su chi prenderà il posto degli uscenti si scommette sotto il colonnato del Bernini, ma si sa che Bergoglio tiene saldo il cartellone e la Curia, seppur un po’ brontolando, abbozzerà e aspetterà i numeri che usciranno, come mai aveva fatto prima.