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Tiziano Carmellini
Tiziano Carmellini

Perché lo sport, come la vita, si può vedere e quindi raccontare anche da un'altra prospettiva

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Atri undici casi di Coronavirus  a Roma: tutti con la maglia giallorossa. E l'unica spiegazione plausibile per la vergogna vista ieri al Mapei Stadium dove una Roma inguardabile è stata umiliata dal Sassuolo. Una squadra smarrita di nuovo come se quanto di buono visto al derby dominato con la Lazio non fosse esistito. Eppure è la stessa squadra: viene da chiedersi come sia possibile. Fonseca sembrava aver trovato la quadra, fatto le scelte giuste, culminate nella partenza di Florenzi (che ieri ha esordito con il Valencia), stabilito priorità (Kolarov altro sacrificato) e invece si ritrova di nuovo in alto mare. Tutto da rifare, a partire dalla difesa che incassa in una partita sola quattro gol in trasferta (finora lontano da casa ne aveva presi solo 7). Un disastro partorito proprio da quelli che non ti aspetti: perché che Santon possa tornare ad essere Santon ci sta pure, ma non fare buchi, errori di posizione e interventi a vuoto sia Mancini in condominio con Smalling, allora la cosa si complica terribilmente. E basta con la storia che si tratta di una questione mentale, perché bisogna «solo» restare lucidi e cercare di non fare errori grossolani contro il Sassuolo: che è sì squadra dal bel gioco, vitale, ma che non è certo la Juventus. Il bilancio della serata è presto detto: sei minuti di solo Roma, poi ennesimo black out e padroni di casa in vantaggio 3-0 dopo ventisei minuti (doppietta di Caputo che se la sognerà la notte, più Djuricic). E il risultato prima dell'intervallo sarebbe potuto essere anche più pesante se Pau Lopez prima e l'errore sotto porta del Sassuolo non avessero graziato i giallorossi. Eppure a un certo punto la Roma ha dato anche la sensazione di poterla riaprire. In avvio di ripresa venti minuti di nuovo a tavoletta che avevano portato prima al 3-1 firmato da Dzeko al centesimo gol in giallorosso, poi all'incredibile espulsione di Pellegrini: un errore che un giocatore del suo calibro non può fare. La differenza tra  i campioni e gli altri è tutta lì: lascia la Roma in dieci nel suo momento migliore. Un'assenza che sarà ancora più pesante qualche minuto dopo quando Veretout dal dischetto porterà i giallorossi sul 3-2 e sembrerà spazzar via le nubi. Macché, come non detto: sgroppata sulla fascia di Boga, Mancini (peggiore dei suoi) in copertura fa un'altra cosa da dimenticare e la palla si infila perla quarta volta alle spalle di un Pau Lopez: anche lui lontano dalla sufficienza. Il bilancio è disastroso non tanto per il risultato, perché al Mapei Stadium col Sassuolo puoi anche perdere, ma il modo no: quello deve fare pensare per il futuro. Questa squadra così non andrà da nessuna parte, perché non basta giocare una partita degna di nota una volta ogni tanto. Il processo di crescita s'è bloccato: sì c'è la questione infortuni, ma non deve diventare un alibi e Fonseca avrà ancora tanto da lavorare per trovare l'antidoto all'incurabile male giallorosso.

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