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Un campionato dove vince chi sbaglia meno

L'errore di Vettel al via e la gaffe Ferrari ai box

Tiziano Carmellini
Tiziano Carmellini

Perché lo sport, come la vita, si può vedere e quindi raccontare anche da un'altra prospettiva

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In questa Formula 1 livellata verso l'alto nella quale ci sono almeno sei monoposto in grado di vincere (purtroppo sempre le stesse), appare evidente che vice chi sbaglia meno. La differenza sta tutta lì. Ma in Cina è andata in onda la saga degli errori e infatti a vinto Ricciardo che non solo non ha sbagliato nulla, ma ha azzeccato le gomme giuste nel finale. Il primo errore lo commette proprio Vettel (che comunque resta meritatamente leader del mondiale) al via: parte male e poi costringe il compagno di squadra ad alzare il piede in fondo alla staccata per non mandarlo fuori pista. Se non ci fosse stato Raikkonen la gara di Seb sarebbe finita lì. Il secondo purtroppo è ancora di marca Ferrari che subisce l'under cut di Bottas su Vettel, con un pit-stop lentissimo bruciando di fatto il tesoretto di quasi quattro secondi accumulato fin li dal tedesco. Altro errore del Cavallino su Raikkonen ormai sacrificato per la causa-Vettel: resta in pista per far da tappo a Bottas andato in fuga e far rientrare il tedesco (la cosa per altro non pagherà perché la safety car ci metterà il carico da undici). Ma il più clamoroso lo commette ancora una volta Verstappen. L'enfant prodige è sempre più un «deficent» prodige e non solo perché sperona Vettel compromettendo una gara che il tedesco stava portando lentamente dalla sua parte con il solo Bottas davanti e Hamilton molto in ritardo, ma anche per se stesso. Il contatto con Vettel infatti compromette anche la sua gara visto che, unico in pista con le soft oltre al compagno Ricciardo, avrebbe potuto agilmente passare il ferrarista qualche curva più tardi senza rischiare l'osso del collo. A sua parziale discolpa l'ammissione di colpa (la prima) a fine gara quando va da Vettel a chiedere scusa: non è molto, ma già qualcosa. Forse inizia a capire come ci si deve comportare almeno una volta sceso dall'auto: perché con la visiera giù è ancora e sempre la solita mina vagante. Fa ridere infine sentire chi lo associa allo spagnolo Marquez con il quale ha in comune (almeno al momento) solo la giovane età (3 anni di differenza). Perché alla sua età il pilota spagnolo della MotoGp (oggi sei volte campione del mondo) aveva già vinto quattro titoli mondiali. Che non è proprio la stessa cosa.

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