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Coronavirus: Calderone (Cup), 'Bene Conte su apertura studi professionali
Roma, 23 mar. (Labitalia) - "Gli studi professionali sono stati esplicitamente esclusi dal Dpcm del 22 marzo 2020 tra le strutture che devono chiudere per l’epidemia in corso. La scelta di Palazzo Chigi è assolutamente in sintonia con il ruolo sociale ricoperto dagli iscritti agli Ordini e con i servizi professionali offerti ai cittadini, in outsourcing rispetto alla Pubblica amministrazione". Così, con Adnkronos/Labitalia, Marina Calderone, presidente del Comitato unitario delle professioni e del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, commenta le decisioni del Dpcm di ieri sul fermo delle attività produttive. Secondo Calderone, "in particolare, i consulenti del lavoro stanno predisponendo e trasmettendo le pratiche per la cassa integrazione di tutte le aziende chiuse da provvedimenti della Pubblica autorità o dai decreti ovvero per le aziende fermatesi a causa del blocco del mercato". "E dai prossimi giorni ci saranno anche da sviluppare i conteggi per la gestione delle buste paga di tutti i lavoratori italiani. Senza l’attività professionale dei consulenti del lavoro, oltre 10milioni di lavoratori subordinati e autonomi italiani resterebbero senza assistenza", spiega ancora. E per Calderone questa delicatezza di ruolo "è stata colta anche dal governatore Fontana che, prima del Dpcm citato avente portata giuridica più ampia, ha diramato il 21 marzo scorso un'ordinanza con cui ha chiuso le attività degli studi professionali 'salvo quelle relative ai servizi indifferibili e urgenti o sottoposti a termini di scadenza'", conclude.