Excellence Consulting, meno burocrazia e più finanza per le pmi
Milano, 5 nov. (Labitalia) - Le prospettive delle pmi e il loro accesso al credito sono state oggetto di un incontro organizzato da Excellence Consulting, società di consulenza del settore bancario, ma anche dall'industria, dei beni di largo consumo e della distribuzione. "Le pmi italiane - afferma Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni e autore del libro 'Rilanciare l'Italia facendo cose semplici: il piano di volo' - hanno nodi intrinsechi irrisolti. All'estero le pmi hanno capitale proprio importante, dal 70% degli Usa al 40% di altri Paesi sviluppati, per quanto riguarda l'Italia, meno del 20%. Non solo, il 70% delle pmi italiane è ancora alla prima generazione di comando e il 96% di esse ha meno di dieci dipendenti. Tutto ciò ha delle conseguenze". "C'è bisogno - avverte - di realizzare il passaggio generazionale, delegare al management, accedere al credito, investire nell'industria 4.0. Ci sono anche situazioni esterne negative che vanno a influire. Penso ai finanziamenti indiretti dello Stato. Riflettiamo sulle Partecipazioni statali di un tempo, una galassia intorno cui si muovevano lavoro e commesse. C'è poi il tema della globalizzazione dell'economia, penso a Amazon, con cui confrontarsi". "Servirebbe discontinuità - dichiara Ubaldo Livolsi, presidente di Semplice Italia - a partire dal cambio generazionale, ma anche dal ricorso alle nuove tecnologie. Mi sembra che gli imprenditori vivano una fase attendista. Non deve sorprendere la crescita marginale del pil italiano prevista per quest'anno e per il prossimo. A dire il vero, qualche novità in fatto di accesso al credito alle imprese c'è stata, basti pensare ai Pir-Piani individuali di risparmio. Sembrava l'uovo di Colombo, poi sono emersi ostacoli per esempio per quanto riguarda la fiscalità o per il fatto che le banche o i finanziatori non possono o hanno difficoltà a prevedere le possibilità di sviluppo delle pmi che vorrebbero sostenere, si tratta di realtà difficilmente valutabili oggettivamente. Lo stesso discorso vale per i mini-bond. Arduo per un finanziatore stabilire su chi investire o no nel caso di pmi". "Le nostre aziende migliori - sostiene Maurizio Primanni, ceo Excellence Consulting - devono crescere e competere su scala internazionale. Si tratta di un passo indispensabile, ma difficile da realizzare. Se le pmi italiane possono fare leva sul valore aggiunto della creatività e del made in Italy, hanno anche limiti strutturali. Manca la capacità di pianificare scientificamente la crescita e di proporsi con credibilità ai fondi di investimento". "Per crescere - sottolinea - serve finanza e nel futuro non si potrà più fare affidamento solo sul credito bancario. Gli imprenditori dovranno imparare a lavorare con i fondi di investimento e gli asset manager dovranno investire i risparmi degli italiani anche nelle nostre imprese innovative. Così potremo creare le Amazon e le Facebook italiane. Il ponte tra finanza e impresa sarà creato dalle società di advisory che assumeranno un ruolo decisivo". "Le pmi - interviene Angelo Deiana - hanno sempre avuto accesso al credito nel senso che non avevano un approccio manageriale nell'adire ad esso. Oggi non si rivolgono quasi più al commercialista, ma hanno limiti nel loro dna e sono impediti da una normativa che scoraggia le banche a finanziarle. Servono idee innovative. Una, che propongo nel mio libro, è quella del reimpiego del tfr, i fondi non hanno funzionato e così come è utilizzato dall'Inps non va certo a vantaggio delle pmi e quindi alla lunga distanza delle imprese e del Paese. Non servono le sparate. Sì per esempio alla lotta all'evasione fiscale, ma no al controllo ossessivo dei contanti. Le spese si possono già controllare, basta incrociare i dati disponibili". “Nel nostro Paese - spiega Ubaldo Livolsi - la competitività delle pmi è frenata di tanti balzelli e regole burocratiche. Ci sono diversi ambiti su cui agire: il management, ma anche l'energia e gli investimenti in tecnologia. Tutto ciò credo che necessiti di stabilità e fiducia. Per questo penso che portino poco lontano annunci shock come quello dell'uscita dall'Ue. Certo le nostre pmi devono affrettarsi a fare da sé, realizzare il proprio cambiamento e le istituzioni finanziare assecondare tutto questo, cosa difficile visto il contesto della normativa e delle regole finanziarie". "La difficoltà - ribadisce Maurizio Primanni - è mettere a sistema le capacità, le caratteristiche delle pmi e degli imprenditori italiani con quelle della finanza. Gli imprenditori devono imparare a vedere gli asset manager come dei compagni di viaggio che rafforzano le loro competenze e aumentano le capacità di crescita della loro azienda. Gli asset manager d'altra parte dovranno diventare un po' più imprenditivi nel loro approccio". "Troppo spesso - fa notare - assistiamo a gestori di fondi che operano in modo non troppo dissimile dalle banche, ma essi forniscono capitale di rischio e non di credito. La politica potrà giocare un ruolo attraverso gli incentivi fiscali che favoriscano l'investimento del capitale di rischio nelle imprese".