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Correa si prende il derby e allontana l'ombra di Felipe Anderson

L'argentino decide la sfida contro la Roma: assist per Caicedo e rigore procurato

Luigi Salomone
Luigi Salomone

Giornalista per passione, Lazio, pollo arrosto con tante patate al forno, tradizione Roma Nord Ponte Milvio, Gesù e Maria al Fleming

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In una serata di marzo spunta Joaquin Correa, manda in bambola la lenta difesa romanista e si prende un derby giocato al massimo. Il giovane argentino (24 anni) stavolta é decisivo confermando i timori di Di Francesco che lo aveva indicato alla vigilia come l'uomo più pericoloso dell' attacco della Lazio. Ci aveva azzeccato, anche grazie all'assenza di Manolas all'ultimo momento per un problema intestinale, ha ridicolizzato in velocità il lento Fazio e lo stralunato Juan Jesus. Prima una punizione dal limite dopo una fuga da fenomeno che costa il giallo al brasiliano poi l'ottima rifinitura per la rete spacca partita di Caicedo. Palla data al momento giusto, con i tempi perfetti e Caicedo ha fatto il resto . Nella ripresa sembra estraniarsi dal gioco, quindi l'acuto che, nel momento di sofferenza fa girare definitivamente il derby numero 152 di campionato verso i colori biancocelesti. Folle corsa verso la porta di Olsen e rigore procurato dopo un netto fallo di Fazio. Immobile ha trasformato e il «Tucu» è diventato protagonista del ritorno alla vittoria nel derby in casa di campionato (2012, Lazio-Roma 3-2). Non ha segnato, è fermo a quota tre gol in campionato, su questo deve migliorare come conferma anche Inzaghi: " Correa è stato bravissimo stavolta ma ha grandi margini di miglioramento importante. È un bravo ragazzo che ha saputo inserirsi alla grande". L' ombra di Felipe Anderson finalmente non c'è più nonostante il brasiliano, che ieri ha tifato da casa per i biancocelesti, avesse lasciato il segno da queste parti. Sono simili per gli strappi che sanno dare alle partite, non era facile prendersi il cuore dei tifosi biancocelesti che pure erano molto affezionati a Felipe. Questo derby certifica il suo trionfo personale nella speranza che ora sappia confermarsi a grandi livelli senza accusare pause nei novanta minuti.

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