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La persecuzione degli arbitri contro la Lazio

Tanti errori che hanno penalizzato il cammino biancoceleste in campionato

Luigi Salomone
Luigi Salomone

Giornalista per passione, Lazio, pollo arrosto con tante patate al forno, tradizione Roma Nord Ponte Milvio, Gesù e Maria al Fleming

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Senza vergogna e senza fine. Errori, sviste, rigori negati, falli inventati oppure a favore trasformati in pena capitale per la banda di Inzaghi, Var stravolta sempre a piacimento dell'avversario di turno. Insomma, fischi per fiaschi sempre contro la Lazio alla faccia della compensazione, la sgangherata teoria che torti e favori si compensino è solo un goffo tentativo di nascondere il problema da parte di chi gestisce l'Aia da tanti anni. Ormai è ufficiale, la persecuzione della lobby arbitrale non fa sconti, anzi continua e così ogni partita diventa un calvario, alla ricerca di spiegazioni razionali sulle dubbie interpretazioni dei fischietti nostrani. Aver toccato una casta che, per stessa ammissione di Nicchi, non può essere portata in tribunale quasi le leggi italiane non valessero per gli arbitri, ha scatenato una reazione chirurgica che sta penalizzando il cammino della Lazio. E, se alla fine i biancocelesti non torneranno in Champions dopo dieci anni di inseguimenti falliti, le colpe saranno in massima parte della ribellione del mondo Lazio allo schifo a cui si è assistito, quasi aver portato gli arbitri davanti a un giudice sia diventata una colpa. Chiariamo un concetto, tutti i laziali sono favorevoli al Var ma non sopportano l'utilizzo parziale e sconclusionato che è stato fatto in questa stagione. Si voleva limitare la discrezionalità arbitrale con la tecnologia, ora sono due arbitri a interpretare il regolamento a modo loro, complice un protocollo troppo vago. Del resto Nicchi, che sta perdendo il suo 2% nel consiglio federale, ha aleggiato il fantasma di Calciopoli tanto per ribadire che gli arbitri non vanno toccati. Mai. Altrimenti scatta la ritorsione, quella che sta pagando la Lazio dalla partita d' andata contro la Fiorentina. Diciannove partite, diciannove stazioni della via crucis regalata dall'Aia, da Fabbri a Massa, da Irrati a Rocchi passando per Banti perché la Toscana è sempre nemica, da Giacomelli a Damato con la primizia dell' unico gol di gomito non visto in epoca di Var, quello di Cutrone contro la Lazio. Tant'è, ai tifosi è rimasto solo di sostenere la squadra in questa impresa impossibile di arrivare tra le prime quattro nonostante almeno 6-7 punti scippati da arbitraggi contrari. Non può essere più un caso, troppi episodi clamorosi e ora tocca a Orsato di Schio domenica provare a non lasciare il segno. Nessuno chiede favori ma solo che la Lazio possa arrivare quinta per colpa di un liscio di Bastos o Wallace non per colpa del solito svarione di arbitri che non si possono definire solo incapaci.

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