Vi spiego perché io ebreo dico no alla mozione Segre
Ritorno sulla vicenda del voto sulla mozione per istituire una commissione di controllo sull'hate speech a prima firma Liliana Segre dopo un giorno in cui ho ricevuto molti insulti sui social per essermi differenziato dal pensiero unico. Secondo la maggioranza parlamentare dovrei segnalare gli odiatori che hanno preso di mira il mio dissenso a questa fantomatica commissione, perché si prendano provvedimenti come da anni vorrebbe l'ex presidente della Camera, Laura Boldrini. Frequentando i social sono abituato a reazioni un po' pesanti di quelli che chiamano gli odiatori. Posso assicurare che sono tutte identiche nei toni e persino nelle allocuzioni in reazione a interventi diversissimi fra loro. Se critichi il Pd, ti insultano i loro odiatori. Se critichi una cosa fatta dal M5s, ecco partire i grillini. Se obietti a qualche leghista o fratello di Italia, ti lincia qualcuno che viene dalle loro truppe. Spesso ti linciano per sbaglio perché non hanno capito bene cosa dicevi, e in realtà stavi difendendo uno dei loro beniamini. Ma pazienza. Sono in un paese che mi garantisce di esprimermi con libertà, e mi prendo in nome della stessa libera espressione anche un dissenso piuttosto colorito. Tutti tanto quando non piace quello che scrivi ti danno del "pennivendolo", o del "giornalaio" (che loro considerano un insulto, io no, perché i giornalai oltre a fare una nobile professione, contribuiscono a dare da mangiare a chi fa il mio mestiere). Qualcun altro è più sprezzante o colorito, mi dice che sono venduto al nuovo editore (ho cambiato più giornali, ma negli ultimi dieci anni l'editore è sempre stato lo stesso). Ci sta, che in poche parole ne scappi qualcuna più rozza o violenta. C'è chi obietta in modo più argomentato e offre spunti di riflessione, e lo preferisco. Ma non denuncerò mai a meno che mi mandino minacce di morte o peggio chi si limita a qualche espressione verbale colorita a nessuna fantomatica commissione di giustizieri del bon ton vogliano mai creare. La libertà riguarda anche loro. Rispondo- nel caso della commissione Segre- solo a chi mi apostrofa "antisemita", spiegando che quello proprio no: sono ebreo fiero delle tradizioni e della storia della mia famiglia e antisemita come dicono loro non posso proprio essere. Trovo un po' triste che vogliano chiudermi la bocca in quel modo, e che debba sempre ripetere quel "sono ebreo" per fare muro. Anche questo però è elemento indicativo di quanto inutile fosse il varo di quella commissione che invece verrà fatta. In questo video in meno di dieci minuti spiego perché io- lo ripeto, ebreo- non solo non mi sarei astenuto, ma avrei votato no alla mozione a prima firma Segre (dubito però che il testo lo abbia vergato lei). In sostanza perché preferisco tutelare la libertà di espressione garantita a tutti dalla Costituzione italiana che mettermi lì a inseguire qualche idiota del web. Per le cose serie c'è già il codice penale, che persegue reati a prescindere dal luogo o dal mezzo con cui siano compiuti. Quando vogliono magistrati e polizia postale incastrano qualsiasi nickname o anonimo li abbia eventualmente compiuti. Ricordo un caso di cui avevo svelato il finale qualche tempo fa: quello di Beatrice Di Maio, pseudonimo arguto e pungente che spesso infilzava in modo anche colorito (ma sempre ironico) il Pd. Quelli la presero assai male. Prima fu fatta circolare l'ipotesi, sposata con errore professionale pazzesco anche da media importanti, che quell'account fosse la piramide di una centrale di disinformazione orchestrata dalla Casaleggio and partners e dal Movimento 5 stelle in combutta con i russi di Vladimir Putin (li infilano sempre in mezzo quando vogliono fare fuori qualcuno). Poi fu presentata denuncia da parlamentari del Pd. Si mosse la polizia postale, scoprì l'indirizzo internet (Ip) del computer usato da Beatrice Di Maio che portava non in Russia, non alla Casaleggio, non al M5s, ma banalmente a casa di Renato Brunetta, dove si divertiva in quel modo la moglie Titti (penna arguta e straordinaria). Come evidenzia quel caso, non c'è bisogno di alcuna commissione per inseguire chi è ipotizzato violare le norme già previste dal codice penale. Aggiungere altro a quel che c'è ha un sapore diverso e inquietante, espone al rischio di perseguire più che reati, idee dissonanti. Che oggi saranno quelle di Matteo Salvini, Giorgia Meloni con il loro sovranismo, o magari quelle di semplici cittadini che non ce la fanno più con il campo nomadi sotto la porta di casa e tutto quel che porta in quel quartiere. Domani a parti invertite i poliziotti del web faranno l'operazione opposta, e inseguiranno una per una le firme degli sceriffi di oggi, i firmatari della mozione Segre e i sostenitori del pensiero unico. Mi verrebbe da dire: "magnifico, sarà la pena del contrappasso". Ma non lo dico, perché invece è importante qui e subito difendere la libertà di espressione di tutti e sventare questo bavaglio che si vorrebbe mettere. Nobile, politically correct, a la pàge. Ma sempre bavaglio.