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Paragone, Tria è un ragioniere Salvini gli sfili la poltrona

Benvenuto a bordo de L'Abitacolo, Gianluigi Paragone... ...Attento, stai passando con il giallo! Ma proprio grillino con il culto della legalità mi sei diventato! Ti ricordavo più libertario. Ma tranquillo, con il giallo si può. Sì, con il giallo si può. Ma avrebbe detto un mio amico napoletano “Sì, ma era rosso fresco...” Ti ho invitato qui perché mi sono letto il tuo libro, “La vita a rate”, e l'ho trovato interessante. Mi è piaciuta anche quella chiave di lettura dei nostri tempi, in cui siamo passati dalla morosa da amare alla mora da pagare. Un tempo i vecchi ti dicevano “Ma ce l'hai la morosa?”. Noi non capivamo bene cosa volesse dire, ma mi hanno spiegato che la fidanzata si chiamava “morosa” perché arrivava sempre in ritardo. Oggi il moroso è chi è alle porte di un certo inferno, perché magari uno non ce la a pagare quella rata. Ti viene concesso tutto, ma a debito. I telefonini li compri a rate, l'auto a rate, la casa a rate... Anche un tempo quando non ce la facevi in altro modo. C'erano le cambiali, e ci si vergognava un po' di averle da pagare. Vero, esistevano. Ma erano rare. I nostri nonni il debito per lo più lo contraevano per la casa. Ma la vita a rate per loro era inconcepibile, perché non ci avrebbero dormito la notte. Ci hanno educato al fatto che se una cosa non potevi permettertela, non dovevi nemmeno desiderarla. La cambiale era un foglione enorme, che ti ricordava in ogni istante il debito che avevi. Oggi sei indebitato e non sai nemmeno di quanto, nulla te lo ricorda, è impalpabile, virtuale. E' il sistema che vive sul debito. Oggi se vuoi comprarti un auto pagando subito, ti dicono che è molto meglio farlo a rate con il finanziamento. Proprio così, è il sistema: ti vendono anche l'auto, ma soprattutto il prodotto finanziario con cui guadagnano di più. Sei bombardato da pubblicità di questo tipo: ho trovato anche quella sul “mutuo vegetariano”, che non vuole dire nulla, ma indebita su misura pure i vegetariani. Sembra amichevole, ma non è gratis: in cambio dei soldi tu cedi tuoi diritti fondamentali. In che senso? Pensa a quando devi affrontare un rischio improvviso nella tua vita: la perdita del lavoro, o la riduzione dell'orario e quindi del reddito. O una malattia grave. Entri in affanno, non puoi più pagare le rate che sono in corso. E allora dai in cambio i tuoi diritti. Il più grande è proprio il diritto alla casa. Non ne parla nessuno ma oggi abbiamo un numero impressionante di sfrattati. Vado spesso in tv e siamo bombardati dalle drammatiche immagini e storie dell'immigrazione. Non voglio sminuirle, ma nessuno parla ad esempio di malati gravi – anche di Sla- che sono costretti a lasciare la propria abitazione perché è pignorata. E sono tanti i casi così? Sì, ma non si accendono mai i riflettori su questo. Chi collabora alle trasmissioni tv di solito è precario, non ha manleva, non ha protezione legale. Va, registra quelle storie e poi editori si trovano davanti a lettere di uffici legali di banche e finanziarie che intimano di non mandarle in onda. E che fa un editore? Per una storia rischiano doppio: la causa e la perdita magari di un contratto pubblicitario. Così si accendono i fari sulla immigrazione, che non comporta alcun rischio. Silenzio assoluto invece sulle storie di chi viene chiamato “cattivo pagatore”, e così diventa prigioniero di chi lo ha finanziato. Un po' come gli Stati, no? Anche l'Italia è prigioniera del suo debito pubblico. Vero. Però l'Italia il debito pubblico l'ha sempre avuto. Anche prima di entrare nell'euro. Ci hanno fatto entrare con un elefante in una casa, e poi ci accusano di avere un elefante appresso. O non ci facevano entrare con l'elefante, o una volta entrati mica possono aspettarsi che l'elefante debba diventare un topolino. Fuori di metafora: non possiamo ridurre il debito pubblico come ci viene intimato? Certo che no. Possiamo dimagrire un pochino. Possiamo ristrutturarlo come è stato fatto. Di più no. Veramente il debito è sempre cresciuto ogni anno. Il nostro problema è che il Pil è cresciuto di meno, e questo è accaduto solo da noi e da quando siamo entrati nell'eurozona. Certo che non è cresciuto il Pil. Perché ci chiedevano sempre altro, austerità e misure depressive anche quando è esplosa la crisi finanziaria. Convinto anche io che l'economia italiana non fosse fatta per quelle regole che hanno accompagnato la moneta unica, e nemmeno per quelle bancarie di Basilea. Ma se lo faccio dire a te, poi gridano: “ecco i grillini che vogliono uscire dall'euro”! E ti linciano anche nel tuo gruppo... Ti leggo Giuliano Amato: “Noi non volemmo credere agli argomenti degli economisti americani che ci dissero che non avrebbe funzionato, che se si fosse verificato qualche problema in uno solo dei paesi dell'euro, la banca centrale europea non avrebbe avuto gli strumenti che invece la Fed ha per correggere”. Quindi Amato ammette che erano coscienti dei rischi della Ue. E conclude: “Era davvero difficile che funzionasse, e ne abbiamo visti tutti i problemi”. Non c'è bisogno di fare i bastian contrari o i pierini, basta Amato. Non c'è il tema di uscire: con queste regole l'euro non può durare. Tu puoi anche pensare di vivere 100 anni, ma se ogni giorno ti fumi cinque pacchetti di sigarette e ti mangi due kg di gorgonzola, è difficile che il tuo cuore regga. Così non hai detto “usciamo dall'euro!”. Sei più prudente di quel che pensassi. Ma non mi riguarda nemmeno più. I miei figli usciranno comunque dall'euro. Senza polemica, senza drammi: adotteranno la moneta di Facebook, che a loro sarà più familiare dell'euro. Non è una moneta aleatoria, poggia su un paniere reale. Potranno farsi convertire lo stipendio in Libre, e nessuno glielo impedirà. E i nostri figli con quella moneta gireranno tutto il mondo, non solo l'Europa, senza dovere cambiare valuta e non avranno più bisogno nemmeno di un conto bancario. Nell'attesa le regole restano quelle che conosciamo. E il governo italiano con quelle come la fa la manovra 2020? Questo è il coraggio della politica. Se vuoi essere governo del cambiamento, devi avere coraggio, visione e una prospettiva lunga. Io mi auguro che la prossima manovra abbia davvero una forza espansiva, che faccia una riforma fiscale fatta bene che metta in galera gli evasori. Devi provare a scommettere su questo paese, essere ambiziosi. E tu questa grande visione e coraggio li vedi nel governo gialloverde? Non li vedo nel ministro che dovrebbe dare la spinta, quello dell'Economia Giovanni Tria, che ha una concezione (lo dico senza disprezzo) ragionieristica del suo compito. Non basta. Ma Tria è stato scelto proprio come figura neutra e neutrale che non andasse male né a Matteo Salvini né a Luigi Di Maio. Ora non si può fargliene una colpa... E' stato un errore. Lui ha sicuramente delle competenze, ma sono i suoi dirigenti a giocare la palla. Tria è un tecnico, e invece il governo del cambiamento deve avere un ministro politico. Chi allora? La Lega ha vinto le europee? Si prenda Matteo Salvini quel ministero e faccia da lì la manovra sulle tasse, rischiandoci la faccia. La grande politica è questa. Sarà come dici tu. Ma il film in onda è un altro: tutti i giorni una pizzicata fra Lega e M5s. Litigi continui anche su cose onestamente minime e poco interessanti. E' vero. Anche io negli ultimi giorni della campagna elettorale ho sentito il dovere di chiedere scusa agli italiani di questo. Sbagliamo a beccarci continuamente. E non riesco a capirlo, perché a un certo punto o stai dentro o vai fuori. Stare dentro dando l'impressione di essere fuori fa solo danni inutili. Invece bisogna avere coraggio sulla economia, tutti uniti. Ma poi si muove lo spread, si agitano i mercati e anche in questo governo il coraggio viene meno... E' la paura dell'uomo nero. Come quando sei piccolo: tutti abbiamo paura del buio. Poi però si impara a stare al buio e si scopre che non c'è nulla di drammatico. E' un pezzo della giornata fra i tanti, in cui non accade nulla che è ancora più nulla se puoi contare su mamma e papà e sulla tua serenità. Per non temere i mercati debbo fare capire loro che questo Stato è forte, sostenuto dal paese. E lo è? Sì. E lo può dimostrare anche attraverso la nostra compattezza. Dobbiamo dimostrarlo con la manovra. Ci servono soldi in deficit per realizzare la nostra visione? Facciamo deficit. Mica arriveranno le locuste. La procedura di infrazione è solo un fatto tecnico, ma poi conta la politica. Una politica forte e coraggiosa.

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