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Centinaio, la furia per la minaccia M5s

Benvenuto a bordo de L'Abitacolo, ministro delle politiche agricole (e del turismo), Gian Marco Centinaio. Lei sale qui ancora con l'ubriacatura del risultato elettorale. Complimenti, ma che caos ne è venuto fuori ai piani alti dei palazzi del potere! Eh, sì, parecchio! Il clima è ancora teso, o nelle ultime 48 ore si è rasserenato? Io penso che sia ancora abbastanza teso, bisogna essere onesti. E' necessario capire cosa succederà al prossimo consiglio dei ministri, che intenzioni ha il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e come i due leader Matteo Salvini e Luigi Di Maio pensino di uscire da questo empasse che dura da quasi due mesi. Dall'inizio di questa campagna elettorale che è stata di scontro soprattutto fra voi alleati. Sono volati certi sberloni di comizio in comizio... Ha ragione, non va bene così. Ma i problemi sono nati soprattutto da attacchi personali. Un conto è dire Tav sì e Tav no: quello ci sta. Un conto è dire “noi stiamo facendo un contratto di governo con quelli che sono gli eredi di Tangentopoli...”. Sono quegli attacchi ad avere creato ferite profonde? Però lo sapevate anche prima di unirvi a loro che nel dna del M5s c'è un pizzico di giustizialismo, no? Sì, anche il dna della Lega è bello ruspante. Ma il discorso che abbiamo fatto in più di una occasione è che nel momento in cui governi con un alleato, quel dna lo metti sotto coperta. Sparare addosso a un alleato per tentare di portare a casa quattro voti in più (e manco ci sei riuscito), significa una volta finita la campagna elettorale dovere fare i conti con chi hai preso a schiaffi... Perché voi leghisti siete stati buonini buonini a prenderli? Noi non abbiamo alzato il tiro ogni giorno sui problemi che ha Virginia Raggi o quelli del papà di Luigi Di Maio. Possibile che lavorando insieme 9-10 mesi fra voi non siano nati rapporti di amicizia che avrebbero evitato questa brutta campagna elettorale? In politica di amici ne ho pochi, e per fortuna solo nelle fila della Lega. Però si sono creati rapporti di stima reciproca fra qualcuno di noi. Fra lei e chi? Io ad esempio ho ottimi rapporti con i colleghi del M5s che in Parlamento si occupano di agricoltura, come il presidente della commissione alla Camera Filippo Gallinella. Non c'è amicizia, ma penso e spero ci sia stima reciproca con il ministro Sergio Costa. Ho buoni rapporti con il ministro Alberto Bonisoli e con il ministro Barbara Lezzi, ad esempio. E facendo leva su questi buoni rapporti, è riacciuffabile la maggioranza di governo o le ferite non si rimargineranno più? Noi lo speriamo. Però certo ai buoni rapporti devi aggiungere un po' di voglia di fare le cose. Perché i rapporti in sé non bastano: ne ho di ottimi con colleghi del Pd, ma non andrei mai a fare un governo con loro. Se torna un po' dell'entusiasmo che avevamo all'inizio della legislatura nel consiglio dei ministri, secondo me le cose si possono fare. Altrimenti... ...Puff! Il governo cade e si torna al voto... Beh, se prevale la vera natura del Movimento 5 stelle... La vera natura? Che vuole dire? Ce l'ha detto un giorno in consiglio dei ministri proprio Di Maio, quando ci bombardavano di insulti sulle questioni di giustizia. “Questa è la vera natura del M5s”, ci disse, “che cominciate a conoscere solo adesso...” Disse proprio così davanti a tutti? Brutto per pensare di andare avanti, no? Sì, disse proprio così, me lo ricordo bene. Perché ahimè, ho un difetto: una memoria da elefantino. Bruttissima frase, minacciosa. Capisco. E come gli avete risposto? Nulla lì per lì. Però avremmo dovuto replicare che la vera natura della Lega è anche quella di fare cadere governi che non ci convincono, come accade con quello di Silvio Berlusconi. Quindi? Quindi non va bene fare uscire le vere nature. Teniamole per le campagne elettorali e per i comizi. Non dica così, che sembra che gli elettori li dobbiate prendere in giro. No, certo. Volevo dire che quando fai un governo le vere nature barricadere di una forza politica bisogna tenerle un po' alle briglia. Si può essere anche battaglieri, ma in una logica di governo. Io stesso non posso comportarmi come facevo quando guidavo all'opposizione il gruppo della Lega in Senato. Non avete la tentazione di consolidare subito il successo delle europee, raddoppiando di sicuro i parlamentari? Lo stesso ragionamento ce lo facevano un anno fa, quando si cercava di formare il governo. Se fossimo tornati al voto ne avremmo presi di più e forse ottenuto la maggioranza, e fare il primo governo con il M5s che era un bel rischio... Potevate sì tornare al voto, ma insieme a Berlusconi. Eh, certo: nessuno un anno fa si sarebbe mai aspettato un a Lega sopra al 30 per cento. E nessuno per altro se lo immaginava dopo un anno di governo. Ma la bravura di Salvini è stata proprio quella: cogliere le occasioni e studiare i momenti giusti. E' una dote che ha sempre avuto da quando ci siamo conosciuti, che eravamo ragazzini. Bravo è stato bravo. Ma non temete di perdere quei voti ora conquistati? Gli elettori hanno mostrato di cambiare spesso idea. Vero, molto più che in passato. Questo ha fatto la fortuna e la sfortuna di leader di vari partiti, Matteo Renzi in testa. Appunto, bisogna sapere leggere i momenti e soprattutto lavorare tanto portando a casa i risultati. Ha portato a casa risultati nell'Agricoltura? Lì sembra che l'Europa voglia tagliare fondi agli italiani... Sì, più di 3 miliardi di euro portati via dalla Pac, quindi sull'agricoltura. L'abbiamo detto al commissario europeo Phil Hogan che per noi è inaccettabile. Risultati? Ne abbiamo portati a casa tanti. Purtroppo sui media è un settore che non è di moda, quindi non se ne parla un granché. Però abbiamo fatto molto per cercare di rilanciare i settori più in crisi come l'olio di oliva o l'ortofrutta e i latticini. Le statistiche dicono che il settore è tornato ad attrarre molti giovani, è vero? Secondo la Ue l'agricoltura italiana è quella che ha più giovani (under 35) e la maggiore parte di loro sono laureati, preparati sulle nuove tecnologie. E' cambiato molto quel mondo, ed è solo un ricordo l'idea dell'agricoltore anziano con la camicia a quadri sopra il trattore alla guida di un John Deere degli anni '50. E' una idea romantica, da Mulino Bianco. Ma oggi ci sono giovani ingegneri specializzati in agraria. L'industria agroalimentare anche per questo tiene più di altri settori in Italia. Mica tanto, la Knorr ha appena fatto le valigie per andare in Portogallo dove il fisco è più leggero. Le imprese infatti ci chiedono di creare condizioni fiscali più favorevoli, ed è quello che noi stiamo chiedendo al presidente Conte: una inversione di tendenza perché il lavoro si crea con le imprese, non con i sussidi. E lui vi risponderà come il ministro Giovanni Tria che non ci sono soldi. Ah, certo se accettiamo ogni no dall'Europa, non ci sarà mai un euro per fare nulla. Guardi che noi abbiamo gli stessi problemi che ha la Francia o qualche altro paese. Se proviamo a metterli insieme e trovare soluzioni in Europa con un piano serio di rilancio di ciascun paese, si può fare. Anche affrontando il tema del deficit del 3%. Non mi sembra sia quella la musica europea. Vi hanno appena scritto di tornare alla legge Fornero, abolire l'uso del contante, rimettere l'Imu sulla prima casa, alzare le aliquote Iva... Lo faccia qualcun altro. Che per altro secondo me non ci sarebbe nemmeno. Oggi in parlamento non c'è nessuno pronto a votare cose così, dovendo poi risponderne a qualcuno, fosse anche al vicino di casa. Mi obbligassero a farlo, dovrei chiedere asilo politico su Marte, perché mi inseguirebbero non con i forconi, ma con i trattori! Ma nessun governo di Europa farebbe quelle cose lì. Perché ve le chiedono? Perché sono dei tecnici a fare quelle ipotesi, non dei politici. Oggi l'Europa è governata dalla nomenclatura dei tecnici che spesso non conoscono nulla dei paesi per cui propongono ricette e soluzioni. Lo vedo anche sulla agricoltura. Esempio banalissimo: fra poco si voteranno gli accordi sul Vietnam e lì c'è l'impegno a importare il loro riso. Avevamo appena bloccato quello della Cambogia e della Birmania per non penalizzare le imprese europee, ed eccoti qui spuntare quello vietnamita. Da pazzi. E' finito il giro, l'ho riportata a casa sua, al ministero. Le dispiacerebbe doverlo lasciare se c'è la crisi? Ci si innamora un po' di questi palazzi? Non dei palazzi, di questo mestiere che è bello. Ma tanto se c'è la crisi poi vinciamo le elezioni e torniamo, non si lascerà a metà questo lavoro. Quante possibilità ci sono che si eviti la crisi? Non lo so, non sono che gioca e non sono abituato a scommettere. La verità sta nel mezzo, diciamo che ci sono 50% per cento di possibilità che finisce e 50% che si vada avanti. E che risposta è? La più incerta di tutte. Ma tanto lo vedremo in pochi giorni. Basterà qualche no di troppo... Oppure basta il presidente Conte pronto a fare una road map delle cose di governo da fare con Salvini e Di Maio. Come avevamo fatto all'inizio, che era davvero luna di miele ed andava così bene. La gente si aspetta che noi facciamo quello che gli altri non erano riusciti a fare.

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