L' Abitacolo
Lotito, ho messo in riga la Lazio e ora vi spiego che ne farò
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L'appuntamento è nel bel parco delle sede della presidenza della Lazio. Claudio Lotito arriva in auto e appena scende squilla il suo telefonino. Subito si allontana per non fare sentire ad orecchie indiscrete (quelle dell'intervistatore). Però la curiosità fa parte del mestiere, e non si può fare a meno di rizzare le orecchie sentendo “certo Andrea... Ma Andrea...”. Anche perché la telefonata con Andrea Agnelli, presidente della Juventus, dura a lungo. “Lotito, che le ha detto Agnelli?”, e lui si fa scuro: “Chi le ha detto che era Agnelli? Guardi, io rispetto la privacy dei miei interlocutori. Non le dico una parola su questa telefonata...”. Per carità, non mandiamo all'aria l'occasione di questo incontro: c'è voluta una lunga trattativa, ma ecco Lotito a bordo dell'Abitacolo, la trasmissione della web tv de Il Tempo che da oggi sarà disponibile in video sul sito www.iltempo.it. Ecco il cuore della lunga chiacchierata... Finalmente Lotito a bordo! Non ho bisogno di presentarlo, perché tutti lo conoscono come presidente della Lazio (è sua anche la Salernitana). Anche se non è quello il suo mestiere, non è dal calcio che ricava la sua pagnotta, no? Assolutamente no. Non ho alcun emolumento, né rimborsi spese dalle aziende calcistiche. Vuole dirmi che non è manco un affare occuparsi di calcio? Non è un affare. E' una passione. Ed è anche una missione. Perché io ritengo che si possano conciliare i risultati sportivi con quelli economici. La missione del calcio è trasmettere i valori fondanti della società civile: superare gli steccati di carattere culturale, sociale, economico e razziale. Pensate che al tempo delle Olimpiadi in Grecia venivano sospese le guerre. Guardi che importanza ha lo sport... Però l'impressione che dà oggi il calcio è esattamente quella opposta: più che sospendere le guerre, le fa scoppiare... Purtroppo le idee si muovono con le gambe degli uomini. E quindi sta alla singola persona capire l'importanza del ruolo che riveste. Il calcio sa insegnare tanto se vuole. Dallo spirito di sacrificio allo spirito di gruppo, fino al merito. Ecco, vincere è importante: ma alla fine si vince quando lo meriti. Quando 15 anni fa lei prese la Lazio, tutti scommettevano che non sarebbe durato nulla. Soprattutto perché lei non era entrato in quel mondo morbido morbido. Aveva contro tutti i tifosi, disse che voleva moralizzare quel che evidentemente non aveva morale. Ci è riuscito? E come? Alcuni cambiamenti fondamentali ci sono stati. Non totali, e infatti ci stiamo ancora lavorando. Immaginate che quando sono entrato nel sistema la Lazio aveva un fatturato di 84 milioni, ne perdeva 86,5 e aveva 550 milioni di debiti. Oggi è una società in equilibrio con un buon rating ed è riuscita a coniugare questo con qualche buon risultato sportivo visto che dopo Juve, Inter e Milan è la società che ha vinto più di tutte. E' anche altamente patrimonializzata perché ha 200 milioni di patrimonio immobiliare e 600 milioni di patrimonio dei giocatori. E' autosufficiente, cosa che le consente di guardare al futuro in modo diverso, senza temere di esistere oggi e non più domani. Quindi le è riuscita l'opera di “moralizzazione” che si proponeva? Non solo per noi, perché ho contribuito a fare introdurre nel sistema alcune regole. Ad esempio oggi anche chi compra più del 10% di una squadra di calcio deve portare il certificato antimafia, deve avere un a dichiarazione di un istituto bancario di rilevanza nazionale che ne attesti la solidità economica e la legittimità della provenienza dei capitali e non deve essere stato condannato in via definitiva per nessun reato con pena edittale superiore ai 5 anni, né per 4 reati con pena minore: frode, appropriazione indebita, truffa e doping. Queste sono le regole. Poi come in ogni sistema ci sono persone che si adeguano e altre no. Ma stiamo mettendo paletti sempre più stretti... … è diventato il grillino del pallone? Ma no, ma quale grillino? E' sbagliato attribuire solo a una formazione politica il desiderio di trasparenza di gestione. Perché Bacone diceva “Tabula rasa”, ma poi devi avere anche la capacità di costruire. Io penso che serva eliminare le distorsioni e mettere in piedi un sistema che eviti in futuro il ripetersi di queste distorsioni. Lei ebbe l'aiutino però per liberarsi da queste distorsione, con il fisco che le fece rateizzare con comodo il debito della Lazio, no? No, no. Questa è leggenda metropolitana. C'era una legge del 2002 su quella rateizzazione, e io la Lazio l'ho presa nel 2004. Non era una legge ad hoc per me, ma una legge esistente che consentiva la transazione non solo su more e interessi, ma anche per la parte capitale. Ma non mi ha hanno dato alcun abbattimento del dovuto. Solo una dilazione dei pagamenti in 23 anni. Del debito che trovai 150 milioni e più erano con il fisco,. Ogni anno pago regolarmente 6 milioni e forse sono uno dei pochi che paga pure in anticipo la rata dovuta. Scade ogni anno il 31 marzo e io quest'anno l'ho pagata i primi di febbraio. Sono un contribuente modello. Lotito, mi fa vedere il suo braccio? Eccolo, perché? Volevo verificare di persona se è vero. Tutti dicono che lei abbia il braccino corto, spenda poco per i giocatori... Ah, io sorrido di questo. Perché oculatezza e parsimonia non vogliono affatto dire quel che volgarmente si chiama “essere tirchio”. Significa amministrare in modo corretto. Guardi che i soldi non sono solo i miei. Ho la maggioranza assoluta delle azioni, ma la Lazio è quotata e devo proteggere anche gli investimenti degli altri piccoli azionisti. Ripeto: il sottoscritto non ha uno stipendio dal calcio, a differenza di altri colleghi che se lo pagano milionario. E sottrae tempo prezioso ad altre attività. Poi questa leggenda metropolitana sul fatto che io sia tirchio è smentita dai fatti... Quali? La Lazio ogni anno spende tantissimi soldi. Ci sono i dati di bilancio lì a dimostrarlo. Patrimonializza e fortifica pensando al futuro. Sui giocatori non ricordo cifre folli. Però ogni tanto ne azzecca più di un uno senza buttare via i soldi, no? Quando ho rilevato la Lazio nell'ultimo giorno di mercato comprai 9 giocatori. E fui quello che introdusse il prestito con il diritto di riscatto. Non voglio fare nomi perché è antipatico. Ma quando arrivai, trovai un giocatore che era stato pagato 90 milioni e praticamente non giocava mai. Allora chiesi: ma prima di comprarle queste persone, non si possono testare per un po'? Era una cosa di buon senso, ed è divenuto una formula contrattuale di uso comune. Pentito allora di non avere venduto l'anno scorso Milinkovic Savic? No, affatto. Dal punto di vista economico sarebbe stato sicuramente un buon affare. Però avevo preso un impegno con l'allenatore, promettendogli che non lo avrei venduto. Poi il calcio non è solo business. E' passione autentica. Ci sono stati tifosi che magari hanno rinunciato a comprare le scarpe al figlio o a se stessi per potere andare allo stadio. E' anche per rispetto di questi sacrifici che ho deciso di non vendere Milinkovic Savic. Per non creare disagio psicologico ai tifosi. E non sono pentito della scelta. Però avrebbe incassato tanti soldi e non capita spesso... Con i soldi non si fa tutto. Ci sono stati casi di colleghi che hanno investito molti soldi e hanno vinto zero. Altri che con quel che hanno pagato i giocatori avrebbero pensato di vincere molto di più... … e ci sono squadre come l'Ajax che costano meno di un giocatore e vincono molto, no? Ecco, appunto. Questo dimostra che contano di più progettualità, idee, organizzazione, spirito di gruppo, senso della appartenenza che insieme formano l'alchimia giusta per raggiungere gli obiettivi. E contano pure le ramanzine del presidente. Una è stata intercettata una volta, ma lei quante ne fa al suo allenatore Inzaghi? Non faccio ramanzine. Ho l'obbligo di valutare e consigliare gli addetti ai lavori quando ci sono le condizioni per farlo. Sono suggerimenti. Io stesso ne ricevo, anche dal direttore Tare. Se mi convincono, cerco di metterli in pratica. Ho dei doveri anche nei confronti dei tifosi, che sono tifosi- non dobbiamo mai dimenticarlo- della prima squadra della capitale, visto che la Lazio è nata nel 1900. Quando lei acquistò la Lazio però si diffuse la voce che Lotito era in realtà tifoso della Roma. Vero o falso? Un'altra leggenda metropolitana. Nasceva dal fatto che io ho sposato la figlia di Gianni Mezzaroma, noto romanista, che era comproprietario con Franco Sensi della Roma. Tutto lì. Ma le offro una notizia: mio suocero, grazie a mio figlio che è laziale, è diventato laziale pure lui. Convertito? Si è convertito, e viene a vedere le partite della Lazio. E la leggenda metropolitana da cosa nasceva allora? Prima di sposarmi, quando ero ancora fidanzato andai a vedere con il fratello della mia futura moglie e mio suocero qualche partita della Roma. Da lì la leggenda. Ma i laziali veri sapevano quale era il mio posto in tribuna d'onore della Lazio: posti 27 e 28 nella fila 29. Ha usato un termine- conversione- che mi porta a un'altra domanda: è vero che lei è molto religioso e che va spesso a messa in Santa Maria in Via dai servi di Maria? Sì. E' vero. Sono religioso, perché sono stato educato al cristianesimo da mia mamma. Ho una visione escatologica della vita. Ognuno di noi è il prodotto di un disegno divino. Ho fede in questo. San Tommaso diceva: “Credo ut intelligam”, credo per capire. Io non mi pongo il problema di capire. Credo nel nostro Signore Gesù Cristo che vede e provvede. Nella vita sono stato educato a un principio semplice: “Fai del bene e scordatelo. Se fai del male, pensaci”. Poi i valori cristiani sono anche il riferimento per quello che cerco di fare passare nel sistema del calcio. Ai miei giocatori faccio officiare la Santa Messa, e li mando negli ospedali, nelle case di riposo, nelle scuole pensando proprio di fare portare loro quei valori. Ha un santo in particolare a cui è devoto? Guardi qui, lo tengo con me. Questo è il santino di San Claudio, quello del mio nome di battesimo. Ma tutti i santi hanno dedicato la vita all'inseguimento del bene anche sacrificando se stessi. Per unirsi a nostro Signore, certo. Ma sono un esempio di vita per tutti che attraversa i millenni. Ho un figlio, e più che lasciargli qualcosa dal punto di vista materiale, vorrei lasciargli quegli esempi di vita da seguire tramandare. Le piace papa Francesco o era più in sintonia con i suoi predecessori? E' una questione di accenti. Chi ne aveva di più sulla dottrina e chi più sui comportamenti personali con cui metterla in pratica. Non si può certo azzerare la dottrina, che ha retto la Chiesa nei millenni. I cambiamenti sono magari necessari, ma hanno bisogno di delicatezza e di tempo. E' importante non disorientare i fedeli sulle certezze che hanno costruito il loro credo nei secoli. Il processo di maturazione deve essere graduale, perché se cambi ex abrupto, rischi di creare sconcerto. Guardi che non è una critica al Santo Padre, ci mancherebbe. Lui è legato alle cose semplici della gente, del territorio, del buon senso comune. E' bellissimo ed è fondamentale. Ma tanti lo strumentalizzano e offrono interpretazioni distorte del suo pensiero. La riporto a terra, alla sua Lazio. E' contento della stagione che sta facendo? Riconfermerà Inzaghi allenatore? Ha pronta la lista della spesa per la campagna acquisti? Le considerazioni si fanno a fine campionato. Oggi siamo ancora sospesi, con traguardi alla portata ma non ancora raggiunti. Ci sono partite non solo calcistiche aperte, e vedremo dove approderemo. Sulla base di quello penseremo al domani. Inzaghi oggi ha un contratto, e nessuno- io per primo- l'ha messo in discussione. Cerchiamo di ottenere prima il massimo, perché questa squadra ha grandissime possibilità e deve saperle rispettare. Può tornare nell'olimpo del calcio internazionale. Mi sta dicendo: se entra in Champions apriremo borsellino, altrimenti no? I piani si faranno un funzione dei campionati che dovremo disputare e quindi anche delle entrate previste. C'eravate quasi, ma poi con il Chievo... Non solo il Chievo. Anche con la Spal e il Sassuolo. Capitano imprevisti così. Mi auguro che la squadra in questo rush finale ritrovi la serenità e la concentrazione necessaria per tagliare un traguardo compatibile con le sue potenzialità. Altrimenti lei li vende tutti agli arabi con cui gioca a calciobalilla? Ah, parla dell'emiro. Pensava che fosse facile battermi a calcioballila. Invece sono bravo. Gliele ha suonate? Fu surclassato, sì. Mi raccomando, non faccia scherzi. Perché qui fra arabi, cinesi, russi e thailandesi lei rischia di essere un Panda da preservare nel mondo del calcio... Eh, sì. Tranquillo. Resto sovranista. Noi rappresentiamo sentimenti e passioni comuni, e senza anima il calcio non è nulla. Questa è una ricetta vincente, e mi auguro lo sia anche sul campo. Ogni tanto però ci vuole anche un Ronaldo. Secondo lei è stato un buon affare? Per il calcio italiano direi di sì. E' diventato un polo di attrazione, un punto di riferimento, e bisogna ringraziare la Juve per questo investimento che è stato utile a tutti. Che futuro vede per l'Italia? Siamo in una fase di assestamento. C'è un grande anelito di cambiamento e di rimozione di cose percepite dal sentimento comune non eque e ingiuste. Bene, ma poi bisogna che ci siano fatto concreti che trasformino il malessere in benessere comune. Serve la soluzione dei problemi, come ha fatto Lotito con la Lazio. Che ne pensa di Matteo Salvini? E' un Ronaldo della politica o no? Salvini è uno che ci mette la faccia e non è un fariseo. Già questo è un bel passo avanti rispetto al passato. Ha il coraggio di certe scelte. Ha carattere e determinazione. Insomma ha buoni ingredienti. Mi auguro che possa trasformare quegli ingredienti in fatti concreti.