L' Abitacolo
Ha proprio ragione l'Ocse L'Italia è ko dal giorno dell'euro
Il tuo browser non supporta il tag iframe
L'Ocse è arrivato in Italia e ha sentenziato con grande scandalo che questo paese è fermo all'anno Duemila. Non ha ragione di indignarsi nessuno, perché è la verità. Ed è un bene che arrivi da un istiututo internazionale, perché in Italia è tabù parlarne. Immaginate un politico o un premier come Giuseppe Conte che dica la stessa cosa, e cioé che questo paese è immobilizzato da quando è entrato nell'area euro (dal 2001 appunto). Sai le polemiche a pioggia! Eppure quel tema non è affatto peregrino: da quell'anno l'Italia è finita stabilmente in fondo alla classifica dei 28 paesi europei su tutti i suoi fondamentali macroeconomici. A seconda delle voci e degli anni è sempre fra il 24° e il 28° posto nelle performance ottenute. Ed è accaduto con premier che uno dopo l'altro (Silvio Berlusconi, Romano Prodi, Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, e lo stesso Conte) hanno tentato politiche economiche diverse e anche di molto. Ma tutte le ricette fin qui hanno sempre fallito, e non sono riuscite a cambiare quel corso delle cose. L'Italia nell'area dell'euro non riesce a fare altro che arrancare. Colpa della moneta? All'inizio sì, anche per il cambio non favorevole che trattò alla vigilia Prodi. Però quel problema dopo 20 anni non può essere più evocato, e la moneta in sè non è nè buona nè cattiva. Ma funzionale o non funzionale a un obiettivo. Avrebbe dovuto servire a tenere sotto controllo i fondamentali della economia italiana, e non l'ha fatto: il debito è più grande di prima, il suo rapporto con il Pil costantemente peggiorato. Più della moneta quindi è il sistema di regole che l'ha accompagnata, quelle sulla finanza pubblica come soprattutto quelle sul credito che hanno messo ko l'Italia e non altri paesi. Regole ritagliate su altre economie, fra loro simili come quelle di Francia, Germania e molti paesi del centro Europa. Ma letali per un paese che ha uno scheletro del tutto diverso dagli altri con le centinaia di migliaia di pmi, imprese artigianali, familiari, partite Iva etc... Si è messa una gabbia a questa economia da cui si non si riesce più ad uscire. Dovrebbe essere il primo tema dei politici, che invece giochicchiano con frasette da bimbi dell'asilo, tipo "con noi c'era il più davanti, con voi il meno...", che non significano nulla. L'Italia aveva quel più davanti quando il ciclo economico era positivo, e il meno quando il ciclo era recessivo. Ma non si è mai distaccata dalle ultime posizioni della classifica nè in un caso nè nell'altro. Allora l'analisi dell'Ocse è una opportuniutà da cogliere al volo. E da mettere al centro delle elezioni europee. Forse se nascesse un'altra Europa quelle regole così asfissianti si potrebbero cambiare...