
Tommaso Foti: "In Italia tanti paci-finti e femministe a senso unico. Obiettivi Pnrr rispettati"
"Non dico che siamo i migliori del mondo nell’attuazione del Pnrr, ma vorrei ricordare alla sinistra come la maggioranza degli enti locali siano amministrati da Pd e Cinque Stelle. Dovrebbero avere il buon gusto di evitare, visto che nessuno di noi vuole scendere nell’ambito della polemica, di volerci dare lezioni. Se poi vogliono l’elenco, comune per comune, dei ritardi che si stanno sommando, non sarà certo un problema fornirglielo". Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei, le politiche di Coesione e il Pnrr, risponde così alla rive gauche della politica italiana, sempre pronta a puntare il dito contro la maggioranza e incapace di gestire le proprie magagne. L'intervista di Christian Campigli.
«Non dico che siamo i migliori del mondo nell’attuazione del Pnrr, ma vorrei ricordare alla sinistra come la maggioranza degli enti locali siano amministrati da Pd e Cinque Stelle. Dovrebbero avere il buon gusto di evitare, visto che nessuno di noi vuole scendere nell’ambito della polemica, di volerci dare lezioni. Se poi vogliono l’elenco, comune per comune, dei ritardi che si stanno sommando, non sarà certo un problema fornirglielo». Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei, le politiche di Coesione e il Pnrr, risponde così alla rive gauche della politica italiana, sempre pronta a puntare il dito contro la maggioranza e incapace di gestire le proprie magagne.
Fondi sul Pnrr, il nuovo piano Marshall per la ripartenza dell’Europa è davvero una sfida decisiva per il Vecchio Continente?
«È un modello che, in via sperimentale, è stato adottato dopo la pandemia, che aveva bloccato tutte le economie europee. Penso che non si debba inquadrare solo sotto il profilo della spesa complessiva, ma si debba valutare il programma di riforme dei singoli Paesi beneficiari di questi fondi. L'Italia ha avuto 72 miliardi di euro a fondo perduto, ma 122 miliardi a debito. I destinatari di questi fondi hanno anche la necessità di adottare delle riforme. La fase che oggi stiamo vivendo prevede il raggiungimento di Target e di Milestone; ogni Stato che ha acceduto al Pnrr deve rendicontare alla Commissione Europea e deve dimostrare di avere raggiunto gli obiettivi».
Ci può illustrare alcuni dei principali risultati ottenuti finora nell’attuazione del Pnrr?
«Abbiamo ereditato un Pnrr che si compone di 270.000 interventi; 164.566 progetti, pari al 60,86%, hanno raggiunto il termine o sono in fase di ultimazione. Il Consiglio di Stato ha ridotto il carico dei ricorsi pendenti del 99%. Inoltre, abbiamo chiuso 56 discariche abusive, sono state realizzate al Sud le ristrutturazioni complete di dieci nuove stazioni ferroviarie. Non vanno dimenticate le 480 centrali operative territoriali, che hanno concluso la loro attività. Abbiamo realizzato 38 case di comunità e 14 ospedali che sono stati conclusi. Infine, sono state collaudate 2.500 grandi apparecchiature sanitarie».
Come è cambiata la sua vita quotidiana e il suo quotidiano da capogruppo a ministro?
«Non nascondo che a me l’Aula è sempre piaciuta, sono sempre stato un uomo d’Aula e un po’ mi manca. Oggi faccio il mio lavoro con la massima determinazione e il massimo impegno. Poi il resto lo lascio giudicare agli altri. Mi attengo al detto: male non fare, paura non avere».
Ucraina, lei è ottimista per la trattativa di pace portata avanti da Trump?
«Trump aveva nel suo programma elettorale l’ambizione di arrivare ad una pace tra Russia e Ucraina, tenendo presente che la prima è un invasore e la seconda è un invaso. Come Fratelli d’Italia, ma anche come governo Meloni, abbiamo sempre avuto una posizione, sia quando eravamo l’opposizione che oggi in maggioranza, a sostegno dell'Ucraina. Riteniamo che un accordo di pace sia sicuramente da perseguire con grande determinazione, ma deve essere una pace giusta e duratura».
Si parla tanto di riarmo europeo. Qual è la sua posizione?
«Riarmo è stata un’espressione sbagliata, per dare un messaggio all’opinione pubblica. In realtà dobbiamo parlare di politica della difesa. Non vanno poi sottovalutati i temi della tutela della cybersicurezza, la difesa dei cavi marini, dai quali passeranno milioni e milioni di dati, che potrebbero essere intercettati o addirittura di cui si potrebbero appropriare terzi. Ecco, in tutto questo quadro complesso ma imprescindibile per il nostro futuro, l’armamento in quanto tale rappresenta solo una delle componenti della difesa. Ma non l’unica».
Che idea si è fatto della sinistra che polemizza su Ventotene e sulle Fosse Ardeatine?
«L’eccidio delle Fosse Ardeatine è stato un atto orribile da parte dei nazisti e di un regime che era appoggiato anche dal regime fascista, bisogna dirlo senza infingimenti. Ventotene era un manifesto scritto da persone che erano in uno stato di detenzione, privati della libertà personale. Ritengo che i passi letti da Giorgia Meloni in Aula siano del tutto inattuali e dimostrino ciò che fino ad oggi tutti vogliono negare. Ovvero che è finita la fase del 1945. L'Europa che ha seguito De Gasperi è stata un'Europa delle libertà, che guardava a ovest. L'Europa che è andata ad est ha vissuto sotto la dittatura comunista. Ma questo ovviamente non si può dire, perché bisogna sempre edulcorare le verità, per cercare poi di rappresentare delle falsità acclarate».
Cosa sarebbe successo se, al posto di Prodi, fosse stato un politico di destra ad aver tirato i capelli ad una giornalista?
«Guardi, io rimango stupito dalle femministe. Il vero problema è che in questo Paese abbiamo dei pacifisti che sono pacifinti e delle femministe che parlano solo di episodi che riguardano la destra. Altrimenti fanno scena muta. Io vorrei capire, ma la difesa delle donne si fa a schieramento politico alternato o si porta avanti sempre? Nei fatti c’è già la risposta».
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