EMERGENZA CORONAVIRUS
Il decreto sulle riaperture slitta a sabato. Intanto le Regioni varano il piano
Si terrà domani un nuovo Cdm, alle 12, ma all’odg dovrebbero esserci solo alcune leggi regionali in scadenza. Non dovrebbe essere questo, infatti, l’appuntamento per varare il decreto con le nuove regole che entreranno in vigore da lunedì prossimo per gli italiani alle prese con l’emergenza Covid-19 e la fine, step by step, del lockdown. Un decreto legge, appunto, come annunciato ieri dal premier Giuseppe Conte, che quindi -a differenza dei consueti Dpcm finiti nel mirino delle opposizioni- dovrà passare per un Consiglio dei ministri e poi dal Parlamento. Dove il presidente del Consiglio era pronto a intervenire già domani, per condividere i prossimi passi con i parlamentari. Ma il varo del decreto, con ogni probabilità, slitterà a sabato se non domenica, per dare il tempo, nella giornata di domani, di avviare un confronto con le regioni -al quale prenderanno parte i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza, non è ancora sicuro che partecipi anche il presidente del Consiglio- ma anche di fare un passaggio con il Comitato tecnico scientifico e con la task force guidata da Vittorio Colao. Sicuramente nel Cdm di domani ci sarà un confronto sul decreto che il governo si appresta a varare, come già ieri -nel corso del Consiglio dei ministri - c’è stato un avvio di discussione sulle misure di allentamento, subito dopo il via libera al dl rilancio. I tempi però sono strettissimi, e gli uffici legislativi oberati dal lavoro del decreto monstre di 55 miliardi e di quello che già si profila all’orizzonte. Inoltre il governo dovrà far la tara tra le richieste che arrivano dalle Regioni, lo schema messo a punto dal ministero della Salute per soppesare tutti i rischi e le posizioni diverse -sulle riaperture- delle diverse anime che convivono nella maggioranza di governo. Ma a Palazzo Chigi c’è la volontà di accelerare e l’auspicio di chiudere il decreto entro sabato, evitando che il via libera arrivi soltanto domenica, alla vigilia del nuovo corso. Intanto le Regioni si preparano alla ripartenza. Dopo l’accordo con il Governo, da lunedì 18 maggio si potrà procedere con le riaperture differenziate per alcune attività tra cui negozi, ristoranti, parrucchieri ed estetisti, rispettando le linee guida per la sicurezza e in base al diverso grado di contagio. In Veneto il presidente della Regione, Luca Zaia, chiede l’apertura di attività commerciali, bar, ristoranti, attività che offrono servizi alla persona, centri sportivi, palestre e piscine. Il governatore veneto ha già annunciato che nella sua prossima ordinanza ci saranno anche i servizi per l’infanzia: «Inseriremo l’apertura di tutto per 0-14, dalla fattoria didattica, all’asilo, ai centri estivi». Con il Friuli Venezia Giulia, inoltre, è prevista la possibilità, per i residenti nelle aree di confine tra le due Regioni, di fare visita ai congiunti. Anche la Liguria organizza la nuova fase. Il presidente della Regione, Giovanni Toti, ha inviato a Roma un documento con le richieste per i settori da riaprire lunedì. Tra questi ci sono il commercio, la ristorazione, i bar, gli artigiani della cura della persona, parrucchieri ed estetisti, «e tutto il tema dello sport su cui attendiamo di conoscere quali sono le linee guida del governo».