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"La Regione doveva fare i tamponi nelle Rsa ma costavano troppo"

L'accusa del consigliere di Fratelli d'Italia Aurigemma: "Ci sono una serie di mail Pec che dimostrano il rifiuto di effettuarli perché avevano prezzi alti"

Fernando M. Magliaro
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Caso mascherine fantasma a parte, con i suoi strascichi di veleni politici, c'è anche un altro caso che rischia di esplodere nel Lazio dopo la Lombardia e la Toscana. Quello dei tamponi che si potevano fare e la cui mancanza ha effetto sulle Residenze Sanitarie Assistite (RSA) che divengono facilmente focolai per il Covid. Spiega Antonello Aurigemma, consigliere regionale di Fratelli d'Italia: «Ci sono una serie di documenti, di email e pec, da cui risulta come la Regione a fronte della possibilità di utilizzare i laboratori privati, abbia preferito non farlo aggravando la situazione invece che alleviandola. C'è una circolare del Ministero della Salute che spiega come sia fondamentale eseguire i tamponi al personale sanitario. I degenti nelle RSA sono praticamente reclusi dall'inizio della pandemia senza poter vedere nessuno. Quindi, i contagi non possono essere avvenuti attraverso i contatti inesistenti con persone esterne alle strutture. Ecco perché era e resta fondamentale che la Regione si muova e faccia i tamponi. È sorprendente vedere come negli elenchi delle determine regionali per fronteggiare l'emergenza ci siano acquisti ingenti di mascherine ma solo 150mila tamponi». Per approfondire leggi anche: Coronavirus, la procura apre un'inchiesta sul fiasco mascherine ordinate dalla Regione Lazio E, a sostegno della sua segnalazione, Aurigemma esibisce i documenti: il 2 aprile la sezione sanità dell'Unione Industriali spedisce una pec al presidente della Regione, Nicola Zingaretti e all'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato, con cui viene offerta la disponibilità dei «laboratori privati accreditati di tutto» il Lazio ad «eseguire i tamponi e i test ai cittadini». Secondo gli industriali, questa possibilità avrebbe alleggerito «le strutture pubbliche, migliorando i tempi e la sicurezza degli operatori sanitari». Non solo. Ma, aggiungeva Unindustria «saremo anche in grado di organizzare rapidamente l'effettuazione degli esami presso il domicilio del paziente nel rispetto di tutte le procedure di sicurezza». La risposta della Regione, sei giorni dopo, è gelida: «Sono pervenute segnalazioni in merito a strutture private autorizzate proponenti in regime privatistico a prezzi esorbitanti test per il Covid»... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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