la caduta delle cinque stelle
La diaspora M5s non si ferma
Tre parlamentari persi in meno di 48 ore. È il «bollettino» di guerra del Movimento 5 Stelle nel 2020. Dopo l'espulsione di Gianluigi Paragone, infatti, i deputati Nunzio Angiola e Gianluca Rospi sbattono la porta ed escono dal gruppo per accasarsi al gruppo Misto in piena polemica con i vertici pentastellati, quindi con Luigi Di Maio. Le motivazioni non lasciano troppo spazio alla fantasia: «Gestione verticistica» e «chiusura e pregiudizio». I due ex portavoce sono finiti dritti dritti nella lista dei papabili a costituire il possibile gruppo di «Responsabili» che dovrebbe far capo a Lorenzo Fioramonti, per portare il sostegno al premier, Giuseppe Conte, ma fuori dagli schemi del Movimento. Sintomo - se alla fine ci saranno i numeri per realizzarlo - che qualcosa si sta muovendo ai lati del Cinquestelle e del suo capo politico. Un campanello d'allarme che scatena reazioni silenziose. Per approfondire leggi anche: ZINGARETTI SI E' ARRESO A DI MAIO Stop all'anarchia è il nuovo mood, tanto che c'è chi parla di nuove epurazioni in vista, anche se finora non trapelano rumors o indiscrezioni su quali potrebbero essere i prossimi obiettivi. Di sicuro sia alla Camera sia al Senato ci sono gruppi di parlamentari che in più di un'occasione hanno espresso la propria insoddisfazione per la gestione delle truppe: alcuni perché si sentono ignorati nelle decisioni che contano, altri per un totale dissenso nelle scelte dei piani alti (vedi l'accordo di governo con il Partito Democratico). Nei mesi scorsi sono circolate delle bozze di documenti che vorrebbero un passo di lato da Di Maio nel ruolo di partito, anche se nessuno di questi - almeno finora - è stato consegnato nelle assemblee congiunte o al garante Beppe Grillo, l'unico ad avere i poteri di messa in mora del capo politico. Non è detto che accadrà nel prossimo futuro. Potrebbe intervenire prima la «tagliola» pentastellata, se Di Maio proseguirà nello sfoltimento della rosa da quei «petali» che non sono più allineati. Soprattutto nelle restituzioni, storico problema del Movimento cinque stelle. Su questa linea politica, poi, non ci sono solo critiche ma anche consensi. Come quelli, pubblici, del questore del Senato, Laura Bottici, e della collega Elisa Pirro, o dei deputati Michele Gubitosa e Leonardo Donno e della capodelegazione al Parlamento Ue, Tiziana Beghin. Nei prossimi mesi il leader Cinquestelle dovrà risolvere pure un'altra grana: Alessandro Di Battista. Il «pasionano» ha mani libere e gioca di rimessa, anche se a intermittenza. Passa dall'appoggio al capo politico alla difesa di Paragone, picchia duro sugli Usa e coltiva una parte degli attivisti pur senza entrare direttamente nella partita. Una variabile imprevedibile, insomma. Proprio quello che non serve al Movimento.