Forze speciali ad Aviano e nelle basi Usa. Sui social è già "terza guerra mondiale"
Trump attiva il piano preventivo per l'escalation di tensioni dopo l'uccisione di Soleimani
Gli Stati Uniti stanno attivando un dispositivo di sicurezza che non si vedeva dal 2003, con l'obiettivo di prepararsi a un'escalation in Medio Oriente, dopo l'uccisione a Baghdad del generale iraniano Soleimani decisa da Donald Trump. Coinvolte anche le basi italiane di Aviano e Napoli. In caso di una coalizione Nato, anche i militari italiani presenti in Libano, Iraq, Afghanistan e Turchia si ritroveranno coinvolti in quella che, secondo molti, potrebbe trasformarsi in una terza guerra mondiale. Sui social è entrato in tendenza l'hashtag #WWWIII (World war III, cioè terza guerra mondiale), che ha già visto raggiungere quota 1,4 milioni di tweet. Nella base di Aviano sono arrivate cisterne volanti e velivoli da trasporto. In allerta la 173ma brigata di Vicenza, l'unità d'assalto che ha partecipato negli ultimi anni a diversi interventi più delicati. ✈ #USAF United States Air Force, Air Mobility Command, C-17A Globemaster III currently still active between USA and Middle-East: ✈ #RCH553 ✈ #RCH342 ✈ #RCH857 ✈ #RCH227 ✈ #RCH927 ✈ #RCH270 ✈ #RCH340 ✈ #RCH707 ✈ #RCH327 ✈ #RCH429 ✈ #RCH663 ✈ #RCH622 pic.twitter.com/87CZhWBi5W— INTELSky (@Intel_Sky) January 2, 2020 Ventisette Boeing C-17 Globemaster da stamattina stanno viaggiando dagli Usa. E sono scesi in campo anche i Lockheed C-5 Galaxy del Pentagono, tra i più grandi velivoli mai costruiti. Volano anche i quadrimotori Lockheed C-130J Hercules. Tradotto: i reparti scelti americani stanno affluendo in massa verso le zone della crisi. Vista la rivolta dello stato iracheno contro gli States, diventa d'importanza strategica la base turca di Incirlik che è la più vicina all'Iran. Si parla già di una chiusura dello spazio aereo decisa da Erdogan, che potrebbe chiedere agli Usa un prezzo altissimo per poter utilizzare l'aeroporto. Intanto è intenso il movimento di velivoli nelle basi di Suda, nella parte occidentale dell'isola greca, e in Giordania, dove starebbe sbarcando una batteria di missili Patriot. Il mondo ha gli occhi sul Medio Oriente e tiene il fiato sospeso. Anche il Papa «è informato di quanto sta accadendo e segue con la preghiera gli eventi». È quanto riferisce il portavoce vaticano Matteo Bruni.