Conte ne ha sparata un'altra
Mentre eravamo allo stesso tavolo di un convegno sull'Europa ieri ho chiesto a bruciapelo all'ex ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, se mai prima e dopo il 21 giugno scorso nel consiglio dei ministri del governo gialloverde guidato da Giuseppe Conte si fosse discusso di Mes. Mi ha dato una risposta chiarissima: “Se per parlare intendiamo analisi approfondite, io non ne ricordo. Se intendiamo averlo menzionato di tanto in tanto, è stato menzionato”. Una frase semplice che fa crollare però il castello di carta (e di carte) che si è costruito Giuseppe Conte cercando di difendersi di fronte al Parlamento italiano. Perché in tutte le 26 occasioni da lui citate per sostenere che aveva edotto ministri e leader di maggioranza - Matteo Salvini come Luigi Di Maio - delle discussioni e dei risultati raggiunti sul testo del trattato del Mes è avvenuto esattamente così. Tutte e 26 le volte al massimo “e poi stiamo discutendo del Mes, che è il meccanismo di stabilità europeo”. Mai un riferimento approfondito sui contenuti della discussione e sulle eventuali divergenze con altri paesi. Tutte le carte agitate da Conte davanti alle aule di Camera e Senato erano carta straccia. Buone al massimo per uno show come quello del leghista con la sua proposta fasulla di matrimonio alla sua bella. Solo che in questo caso l'argomento è assai più decisivo per il futuro dell'Italia. Per approfondire leggi anche: Sul Mes l'ultima balla del premier Conte Moavero Milanesi è un tecnico, grande esperto di Europa, portato al governo da Mario Monti nel 2011, e certo non può essere accusato di partigianeria politica. Ieri - dando purtroppo per persa ogni battaglia sul Mes dopo che l'Eurogruppo aveva fatto sapere che quel testo non si tocca più - Moavero ha lanciato l'allarme sugli altri due dossier collegati: l'unione delle banche europee e il prossimo bilancio dell'Unione europea. In entrambi i casi l'Italia rischia di finire con le ossa rotte, forse ancora più che con quel Mes cui il premier non si è proprio degnato di prestare attenzione. Nel caso delle banche incombe la proposta del vicecancelliere e ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz di cui abbiamo parlato ieri che è in grado di procurare una stangata da 16 miliardi di euro sui principali istituti italiani. Nel caso del bilancio europeo dei prossimi sei anni l'ipotesi della commissione è quella di stringere i cordoni della borsa sulle politiche dell'agricoltura e sulle politiche di coesione. Proprio i due capitoli di spesa da cui più attinge l'Italia. Rischiamo di essere travolti quindi su tutti e tre i fronti. Conte ha rivendicato pure di avere affrontato i tre dossier con una “logica di pacchetto”, anche se in realtà i tre dossier sono esaminati l'uno separato dall'altro, quindi è avvenuto l'esatto opposto di quel che dice. Ma adesso comprendiamo quel che lui intendeva dire: nella sua logica c'è un pacchetto, ma l'Europa come fanno i supermercati al prezzo di uno regala all'Italia tre pacchi formidabili in grado di metterci ko. E il premier? Sorride, e incassa ganci e montanti pensando solo a farsi i selfie con i potenti del mondo. Noi nei guai, lui con la collezione di scatti appesa anche nel celebre bagno con la doccia a otto gettiti di idromassaggio.