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Fuga dal M5s, Di Maio passa alle minacce

Dopo l'addio della Vono il leader rispolvera il vincolo di mandato. Il Pd fa muro. E Salvini: "Io non cerco nessuno. Ma se sono scontenti..."

Donatella Di Nitto
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Gelsomina Vono dice addio al Movimento 5 Stelle e non sarà l'ultima, stando ai rumors di palazzo Madama. Matteo Renzi accoglie nella sua Italia Viva la senatrice pentastellata ed è la numero 16 in un gruppo nato solo una settimana fa. Un altro colpo alla leadership di Luigi Di Maio che proprio in Senato è stata messa in discussione con un documento che, se non richiedeva un passo indietro dell'ex vice premier, ne metteva in luce le difficoltà a tenere uniti i gruppi parlamentari. E proprio per frenare l'emorragia il capo politico rispolvera uno dei cavalli di battaglia del Movimento: «Uno dei miei senatori è passato a Renzi? Ne parlerò con il Pd, dobbiamo mettere fine a questo mercato delle vacche, sia dei parlamentari che passano ad altri gruppi, sia ai gruppi che ce li fanno entrare. È il momento di introdurre il vincolo di mandato». L'idea ovviamente fa esplodere un turbinio di critiche, soprattutto tra gli alleati del governo giallorosso. «Mi auguro che Di Maio avesse voglia di scherzare quando ha detto che parlerà con il Pd per introdurre il vincolo di mandato - dice Andrea Marcucci, capogruppo dei senatori Pd - L'assenza di esso, sancita dalla Costituzione, ha ancora un valore importantissimo. Almeno fino a quando esisteranno partiti aziendali, l'articolo 67 garantisce una libertà di azione necessaria per poter svolgere le proprie funzioni senza pressioni e ricatti esterni». A fargli eco l'omologo a Montecitorio, Graziano Delrio: «Siamo anche noi contro il trasformismo, ma lo si combatte con altri strumenti, non introducendo il vincolo di mandato, che altera la nostra Costituzione». Anche da Italia Viva si alzano le barricate, con Ettore Rosato che avverte: «Eviterei di fare del male alla nostra Costituzione». I gruppi grillini sono in fermento in entrambi i rami del Parlamento, l'ipotesi che ci siano altre fughe è più che accreditata. Si parla di un'altra imminente proprio in Senato e «numerose» alla Camera, dove la sirena ammaliatrice per i 5stelle scontenti potrebbe essere proprio la Lega. Matteo Salvini non si tira di certo indietro in questa partita, anche quando Di Maio lo accusa di fare «campagna acquisti come faceva Berlusconi con De Gregorio». E la replica di Salvini non si fa attendere: «Non vado a cercare nessuno, men che meno a comprare nessuno. Ma se qualcuno si sente tradito e vede nella Lega la possibilità di portare avanti battaglie di onestà e concretezza io non dico no a nessuno». La situazione sembra sul punto di sfuggire di mano al ministro degli Esteri che da New York, in missione per l'assemblea delle Nazioni Unite, cerca in tutti i modi fermare Vono e nello stesso tempo di mandare un avvertimento a chi è sul ciglio della porta del Movimento, con piede dentro e uno fuori. La senatrice calabrese non si fa intimidire neanche dall'sms a firma del capo politico pentastellato: «Non te lo consiglio», perché «guarda che sarai massacrata. Pensaci bene. Sarai marchiata a vita». Da oltreoceano Di Maio torna sull'argomento e alza la posta: «A chi se n'è andato chiederò 100mila euro di danno di immagine come loro si erano impegnati a firmare». Le acque nel Movimento sono agitate e a quanto si apprende potrebbero esondare proprio nelle prossime riunioni programmate sia alla in Senato che alla Camera. Proprio qui è attesa l'incontro per l'elezione del nuovo capogruppo. Una «polveriera», assicurano, pronta a esplodere.

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