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"Voleva far saltare l'accordo". In un audio Renzi accusa Gentiloni

I dem litigano sulla trattativa con i grillini. L'ex premier incastrato da una registrazione mentre accusa il suo successo a Palazzo Chigi

Pietro De Leo
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Nell'epoca degli smartphone capita che degli audio rubati diventino un fatto politico. Accadde lo scorso anno con quelli, celeberrimi, di un Rocco Casalino parecchio bellicoso verso i tecnici del Tesoro in vista della Manovra. Accade stamane, nel pieno delle trattative per la formazione di un governo nuovo, presumibilmente tra Movimento 5 Stelle e Pd. E, soprattutto, nel gioco politico che si snoda attorno a questo passaggio, ossia l'ennesimo congresso di fatto del Pd, che vede ogni passaggio decisivo come un terreno di scontro al vertice. Così, a poche ore dall'incontro tra la delegazione Dem e quella pentastellata, ecco piombare sul confronto un audio di Matteo Renzi, pubblicato da Huffingtonpost e Repubblica. In quest'audio, segmento della lezione tenuta da Renzi alla scuola di formazione politica per giovani da lui organizzata in Toscana, l'ex premier accusa Paolo Gentiloni di aver messo delle mine sulla trattativa con il Movimento 5 Stelle. Dice, Renzi, riferito a ieri: "Fino alle ore 13 hanno detto 'se oggi Di Maio viene su e dice 'va bene, ci stiamo a parlare', lascero' 5-6 giorni per poter verificare se questo accordo sta in piedi o no'. E qui si è inserito uno 'spin', un pezzo di narrazione: due testate online, La Repubblica e Huffington Post, interessante notare che appartengono allo stesso editore, riportavano uno spin, che hanno individuato proveniente dal Nazareno, in realtà hanno un nome e un cognome, Paolo Gentiloni, per gli addetti ai lavori. Poi ovviamente all'esterno non sarà così”, ma “è Paolo che ha fatto passare questo messaggio”.  Si tratta di “una triplice richiesta di abiura ai Cinque Stelle". Il riferimento è chiaramente alle tre condizioni (aggiuntive rispetto alle cinque votate dalla direzione Pd) su manovra, rivisitazione del taglio dei parlamentari e marcia indietro sui decreti sicurezza che sono trapelate ieri mattina dopo la salita al Quirinale della delegazione guidata da Zingaretti. E ancora, Renzi racconta: "Il modo con il quale lo spin è stato passato finalizzato a far saltare tutto. E qui è una bellissima lezione di politica applicata: Gentiloni oggi era al Colle, ma non ha aperto bocca, non ha detto nella sede ufficiale quello che pensava o secondo lui andava fatto, ma lo ha detto tramite i giornali. A quel punto la parte del M5S che vuol far saltare la trattativa, guidata da Di Battista e Paragone, ha detto 'Zingaretti è Giuda'. E in questo rilancio ovviamente il messaggio è: ‘noi andremo alle 5 a Mattarella a dire mai con il Pd'. "Io sto facendo la cronaca come fossi un passante". Poi aggiunge: "Come uno spin fa saltare tutto, non è detto che il Pd arrivi tutto insieme alle elezioni”. Si tratta di un altro macigno su una strada già accidentata, che conferma la balcanizzazione all'interno del Pd. Reazioni durante la mattinata, ovviamente, non sono mancate. Il diretto interessato, Renzi, se l'è cavata con una battuta alla platea di ragazzi da cui è partito l'audio: “così si mina il bel clima che abbiamo creato”, e non disconosce ovviamente quanto contenuto nell'audio: “non ho nessun timore a dire apertamente quello che penso”. Mentre Andrea Marcucci, renzianissimo capogruppo al Senato (e componente, assieme all'omologo di Montecitorio Delrio, della delegazione per il confronto con i pentastellati), sull'audio dice: “devo confessare che non l'ho neanche ascoltato”. Andrea Orlando, vicesegretario, lancia un invito: “facciamo tutti un po' di silenzio”. E, dall'altra parte del filo, il Capo politico del Movimento 5 Stelle lancia una velata critica: “se già stamattina vedo che partono le guerre interne alle forze politiche, gli audio da una parte, i tweet da un'altra, i post da un'altra…”. Insomma, come a dire che non si comincia nel migliore dei modi. E domanda per nulla scontata è come sia possibile che un Pd solcato da divisioni interne possa dar vita ad un progetto di ampio respiro con quelli che fino all'altroieri erano dei ferocissimi avversari.   

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