Strage di Bologna, i familiari escono dall'aula per protestare contro il governo
Il governo entra, i familiari escono. Nel giorno del 37esimo anniversario della Strage di Bologna, nell'aula del consiglio comunale sta per prendere parola il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, in rappresentanza del governo. E, in quello stesso istante, l'associazione dei familiari delle vittime della strage, si è alzata ed è andata via. «Non abbiamo niente contro Galletti - ha spiegato il presidente Paolo Bolognesi - ma rappresenta un governo scorretto». Sono le «promesse mancate» del governo sull'applicazione della legge sui risarcimenti, il motivo della protesta. Erano le 10.25 del 2 agosto 1980 quando una valigia con oltre 20 chili di una miscela di tritolo e T4 esplose nella sala d'aspetto della seconda classe della stazione di Bologna, lasciando a terra 85 morti e 200 feriti. La deflagrazione colpì in pieno il treno Ancona-Chiasso, in sosta sul primo binario, e fece crollare una trentina di metri di pensilina, oltre alle strutture sopra le sale d'attesa. La strage fu il più grave atto terroristico avvenuto in Italia nel secondo dopoguerra, al culmine della strategia della tensione. "Signori, non ho parole - disse l'allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini, parlando con i giornalisti -, siamo di fronte all'impresa più criminale che sia avvenuta in Italia". La città, guidata dal sindaco Renato Zangheri, si trasformò in una macchina dei soccorsi: medici, vigili del fuoco, forze dell'ordine, volontari lavorarono senza sosta per soccorrere i feriti, coprire le vittime e dare assistenza alle famiglie. L'autobus numero 37 si trasformò in un carro funebre. Le esequie si svolsero il 6 agosto, ma soltanto per sette vittime fu celebrato il funerale di Stato. Piazza Maggiore divenne il luogo delle contestazioni, fulcro della rabbia e del dolore della città. Il 17 agosto 'L'Espresso' uscì con un numero speciale sulla strage. In copertina un quadro a cui Guttuso diede lo stesso titolo che Francisco Goya aveva scelto per uno dei suoi 16 Capricci: "Il sonno della ragione genera mostri". Guttuso aggiunse soltanto una data: 2 agosto 1980. Per la strage di Bologna sono stati condannati in via definitiva i neofascisti Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, esponenti dei Nar, Nuclei armati rivoluzionari, ma non sono mai stati individuati i mandanti. Tante piste in oltre trent'anni si sono inseguite e incrociate, tra depistaggi e verità parziali, spesso portando a rendere il quadro solo più torbido e lasciando insoluta la richiesta che sin dall'inizio fa l'associazione dei parenti delle vittime di fare luce su chi abbia ordinato la strage.