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Sentenza Mafia Capitale: 19 anni a Buzzi, 20 a Carminati. Caduta l'associazione mafiosa

Valeria Di Corrado, Riccardo Di Vanna e Andrea Ossino
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Mafia Capitale non è mafia. A Roma sono esistite due diverse associazioni a delinquere semplici. E in entrambe vi era l'ex estremista di destra Massimo Carminati, che è stato condannato a scontare 20 di reclusione, mentre il ras delle coop, Salvatore Buzzi, dovrà trascorrere i prossimi 19 anni in carcere. È questa la decisione presa dalla decima sezione penale del tribunale di Roma. Il presidente della corte Rosanna Ianniello non ha confermato l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, riconoscendo gran parte dei reati contestati dalla procura di Roma. Franco Panzironi e Luca Gramazio sono stati condannati rispettivamente a 10 e 11 anni di carcere. Per il primo, ex amministratore delegato dell'azienda dei rifiuti capitolina (Ama) i pm avevano chiesto 21 anni di carcere, mentre 19 anni e mezzo era la richiesta per Gramazio, ex capogruppo Pdl di Comune prima e Regione poi. Luca Odevaine è stato condannato a 6 anni e 6 mesi.  TUTTE LE CONDANNE 250 anni per 41 imputati e 5 assolti LEGGI "Ringraziamo la Procura, i giudici e tutti quelli che hanno collaborato al processo", ha detto la sindaca Virginia Raggi che ha voluto assistere in aula alla lettura della sentenza: "Mafia capitale è stata una ferita per Roma che ora dobbiamo ricucire. La sentenza dice che c'è stata un'associazione criminale che ha influenzato anche la politica". "Mafia Capitale non esiste", sintetizza Ippolita Naso a SkyTg24, legale di Carminati insieme al padre Giosuè. "Cade anche l'aggravante del metodo mafioso, tutto ciò che era mafia è venuto meno. E' una brutta botta per la Procura di Roma. Carminati l'ho sentito, è molto soddisfatto. Mi ha detto: 'Hai ragione tu, non ci credevo'. Era pessimista". Giosuè Naso ha affermato che la sentenza "rappresenta un omaggio a Borsellino, la mafia non va strumentalizzata". Il pm Ielo: la sentenza in parte ci dà torto "E' una sentenza che in parte ci dà torto, per quanto riguarda la qualificazione giuridica, ed in parte riconosce la bontà del nostro lavoro", ha detto il procuratore aggiunto di Roma, Paolo Ielo, commentando a caldo il dispositivo. "La sentenza riconosce l'esistenza di un'associazione a delinquere semplice ed aggravata - continua - è stato un fenomeno di criminalità organizzata ma non di tipo mafioso". Ielo ha proseguito sottolineando che sono "state riconosciute due distinte organizzazioni criminali". Le tappe Il dibattimento si era aperto nel novembre del 2015, con la prima udienza tenutasi nell'aula Occorsio del palazzo di giustizia di Piazzale Clodio. Da allora il procedimento ha marciato spedito al ritmo di 4 udienze a settimana inanellando una serie di  record per mole e tempistica. Sono serviti circa 20 mesi e oltre 240 udienze per portare a conclusione il maxi-processo Mafia Capitale. Molteplici le accuse delle quali sono chiamati a rispondere Massimo Carminati, Salvatore Buzzi e gli altri 46 imputati finiti a processo nell'ambito dell'inchiesta "Mondo di Mezzo". Diciannove persone sono accusate di associazione per delinquere di stampo mafioso, mentre nel complesso -a seconda delle posizioni- i reati contestati vanno dall'estorsione alla turbativa d'asta, fino alla corruzione. Impressionanti anche i numeri dei documenti finiti agli atti del processo. 10 milioni di documenti Come ricordato nel corso della sua requistitoria dall'avvocato Bruno Naso, difensore di Carminati, durante il procedimento sono state "messe insieme 10 milioni di carte", "4milioni di brogliacci" e sono state trascritte "80mila interecettazioni".  L'indagine, culminata con gli arresti del 2 dicembre 2014 e del giugno 2015, ha portato alla luce una serie di illeciti che hanno coinvolto anche numerosi politici locali. Alla sbarra, insieme a presunti criminali di strada e imprenditori, sono finiti anche Luca Odevaine - ex componente del tavolo di coordinamento sugli immigrati del Viminale -  Luca Gramazio, ex consigliere capogruppo Pdl in consiglio comunale e poi in Regione, Daniele Ozzimo, l'ex capo dipartimento alle Politiche Sociali, Andrea Tassone, ex presidente del decimo municipio e il consigliere comunale Giordano Tredicine.

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