ECCO LE CARTE DELL'INCHIESTA
Ordine d'arresto per Giancarlo Tulliani. E ora anche Fini tremaSpunta una seconda casa a Montecarlo
Giancarlo Tulliani deve andare in carcere per riciclaggio. È la convinzione della procura di Roma. Una volontà che adesso fa tremare anche l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini, anche lui indagato. Tulliani non è stato arrestato perché irreperibile (si trova a Dubai). E intanto spunta una seconda casa che avrebbe voluto acquistare Giancarlo a Montecarlo. I verbali d'inchiesta «I Tulliani si pongono come beneficiari finali di somme che avrebbero addirittura dovuto, nel disegno di Corallo, consentire l’instaurazione di un rapporto societario, il che è forse l’indicatore più pericoloso e socialmente allarmante dell’astratta possibilità di contaminazione di figure istituzionali». Non usa mezzi termini il gip Simonetta D’Alessandro nell’ordinanza di custodia cautelare inviata a Giancarlo Tulliani, che ora si trova a Dubai. Del resto una «contaminazione istituzionale» è quantomeno plausibile, visto che, come ha riferito l’ex deputato del Pdl Amedeo Laboccetta nel suo ultimo interrogatorio del 2 marzo: «Durante una conversazione a cui ero presente, Gianfranco Fini si complimentò con Francesco Corallo per l’aggiudicazione della gara (quella del 2004, che assegnò la concessione del gioco lecito alla società di Corallo, ndr). Gli disse che era molto amico di Giorgio Tino, all’epoca direttore dei Monopoli e che per qualsiasi cosa si sarebbe potuto rivolgere a lui». E così fu. Il «re delle slot» si recò presto negli uffici della Farnesina. «Nel periodo 2005-2006, quando Fini era ministro degli Esteri, Corallo si rivolse a Proietti Cosimi lamentando un atteggiamento ostruzionistico di Tino - ha raccontato Labocetta ai pm Michele Prestipino e Barbara Sargenti - Corallo era convinto che Tino volesse avvantaggiare altri concessionari. Ci sono stati due incontri, un primo nel quale abbiamo rappresentato il problema e il secondo in cui ci venne comunicato che avevano parlato con Tino ed era tutto a posto». SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI