DOPO LE DIMISSIONI DEL PREMIER

Al via le consultazioni, Mattarella al lavoro ma Renzi non vuole il bis

Katia Perrini

Sarà una giornata di lavoro per la politica italiana, dopo le dimissioni del premier Matteo Renzi, consegnate ieri sera nelle mani del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Alle 18 di questa sera si apriranno al Quirinale le consultazioni, attraverso le quali il capo dello Stato cercherà di capire come uscire dall'impasse di questa nuova crisi di governo. Il primo a salire al Colle sarà il presidente del Senato, Pietro Grasso, seguito alle 18.30 dalla presidente della Camera, Laura Boldrini e, alle 19 dall'ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.   AL VIA LE CONSULTAZIONI AL COLLE. Le consultazioni proseguiranno domani, venerdì 9 dicembre e sabato 10 dicembre. Uno ad uno, tutti i gruppi parlamentari incontreranno Mattarella, ma sarà comunque sabato la giornata più calda quando saliranno al Colle la delegazione della Lega Nord, formata da Matteo Salvini, e i capigruppo Massimiliano Fedriga e Gian Marco Centinaio, Forza Italia, guidata da Silvio Berlusconi, il Movimento 5Stelle, e infine il Partito democratico. I grillini non dovrebbero essere accompagnati da Beppe Grillo che, al momento, fanno sapere fonti parlamentari, non avrebbe intenzione di partecipare. Anche la delegazione dem sarà orfana del suo segretario, lo stesso che ieri in direzione ha annunciato che parteciperanno, invece, Lorenzo Guerini, Matteo Orfini e i due capigruppo, Ettore Rosato e Luigi Zanda. In questa giornata sarà fondamentale l'incontro con l'ex Cav che ha già garantito a chiare lettere al capo dello Stato fiducia nelle sue decisioni e la "responsabilità" del suo partito in questo momento.   L'INCOGNITA MATTARELLA. Dopo giorni segnati da colpi di scena, passi in avanti e altrettanti passi indietro, Renzi ha quindi rimesso il mandato nelle mani del capo dello Stato, ma quello che emerge è che il nome del premier non è ancora del tutto fuori dai giochi. Il presidente della Repubblica, si legge nel comunicato del Quirinale "si è riservato di decidere e ha invitato il Governo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti". Insomma da quel "si riserva di decidere" si evince che, come da prassi, il capo dello Stato non chiude la porta ad alcuna possibilità sul futuro governo del Paese.   Restano quindi aperte tutte le strade, non solo quella di un possibile reincarico, o una supplenza istituzionale di Pietro Grasso, ma anche la possibilità di inviare alle Camere lo stesso Renzi per una verifica della fiducia in Parlamento.   Mattarella resta quindi fedele alla sua convinzione iniziale: questo governo ha la maggioranza in Parlamento e può continuare a esercitare il suo mandato. Per l'inquilino del Colle quindi queste consultazioni serviranno per capire se si può proseguire su questa linea e tentare la riconferma o rimescolare le carte e affidare a un "traghettatore" l'incarico di modificare la legge elettorale e semmai andare a nuove elezioni. Ovviamente spetterà a Renzi, nel caso in cui fosse richiamato al Quirinale, accettare o meno la strada tracciata da Mattarella; resta il fatto che al momento se non si può parlare di tensione, sicuramente si può attestare che i due continuano ad avere posizioni diverse e con forza tentano di mantenerle. Nella giornata di ieri infatti si erano fatte sempre più insistenti le voci su una pausa di riflessione del premier ormai dimissionario, pronto a formalizzare l'addio a palazzo Chigi venerdì mattina, pausa che poteva servire per valutare la proposta avanzata dal capo dello Stato di restare dopo un passaggio alle Camere. Ancora una volta Renzi però ha scombinato i piani e alle 19 è salito al Colle. Questo aveva fatto presagire un "no" secco e deciso al reincarico, ma evidentemente non è stato così. Le dimissioni a questo punto possono considerarsi revocabili e la prova è proprio in quella frase, di prassi, "si è riservato di decidere".