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Le storie degli eroi della Lazio dello scudetto del 1915

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I portieri Rossini e Serventi, i difensori Amici, Bona Levi II, Maranghi, Saraceni II, Terrile, i centrocampisti Di Napoli I, Di Napoli II, Donati, Faccani, Zucchi II, gli attaccanti Consiglio, Coraggio, Corelli I, Cella I, Fioranti I, Furia, Saraceni I. Allenatore Baccani, presidente Ballerini. Ecco gli eroi della Lazio del 1915 che chiede quello scudetto negato da troppi anni. Ecco le storie di alcuni di loro, pionieri del calcio romano, sportivi veri a cui è stata negata dalla guerra e da una Federcalcio «distratta» la possibilità di giocarsi uno scudetto FERNANDO SARACENI Nato a Roma il 18 gennaio 1891, attaccante della Lazio dal 1907 al 1923. Appena sedicenne, fu compagno di squadra del grande Ancherani e poi, quando Santino lasciò il calcio, Cecè (così era soprannominato) ne raccolse il testimone, guidando la Lazio, prima da giocatore imprescindibile, poi da dirigente di lungo corso. Saraceni risultò presente in tutti gli episodi-chiave della storia biancoceleste: dalla memorabile impresa di Pisa del 1908 (tre trionfi messi assieme in poche ore), alle finali per lo scudetto del 1913 e 1914. La sua delusione più grande fu la mancata disputa della finale nazionale del 1915 e il titolo assegnato a tavolino al Genoa. Come gli altri eroi dell'epoca, Saraceni partì per il fronte come artigliere d'assalto. Riuscì a tornare a Roma e a riabbracciare la sua Lazio, retrocedendo nel ruolo di terzino. Portò in biancoceleste il fratello minore Luigi e fece in tempo a segnalare un portiere che reputava dal grande futuro: Ezio Sclavi, destinato anche lui ad entrare nella leggenda. Cecè Saraceni era dotato di un tiro di una potenza incredibile: nel 1913, durante una partita a Villa Borghese, colpì al viso con una pallonata la moglie del Prefetto di Roma dell'epoca, Angelo Annaratone, che transitava a bordo della sua carrozza. Il giorno successivo venne revocata alla Lazio la concessione del campo del Prato dei Daini. Ma il presidente Ballerini non si perse d'animo e, dopo un breve trasferimento alla Farnesina, riuscì ad ottenere l'assegnazione del campo della Rondinella, dove la Lazio realizzò lo stadio di sua proprietà. Nel 1956 Saraceni fu purtroppo colpito da una grave malattia che gli provocava dolori insopportabili e, il 23 agosto, si tolse la vita gettandosi dalla finestra. AUGUSTO FACCANI Nato a Roma il 31 maggio 1891, centrocampista della Lazio Calcio dal 1908 al 1923, della quale fu anche capitano. Fece il suo esordio il 26 aprile 1908, nella partita Naples-Lazio, terminata 1-3 e il 7 giugno dello stesso, a Pisa, era titolare della squadra che compì l'impresa epica di vincere tre partite in un solo giorno, diventando la regina del centro-sud. Augusto Faccani fu anche un abile nuotatore. La sua storia è molto particolare: nel 1911 partì come soldato volontario nella guerra italo-turca e riuscì a tornare incolume a Roma nel 1912. In occasione dell'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale, fu richiamato alle armi nel maggio 1915 e inviato al fronte, ma ancora una volta salvò la pelle e fece rientro a casa. La cattiva sorte, però, lo attendeva al varco: il 17 giugno 1944, ormai civile, viene travolto e ucciso a Roma da un mezzo militare degli Americani che avevano liberato Roma. CLEMENTE SERVENTI Nato a Roma il 7 settembre 1889, portiere della Lazio dal 1913 al 1915, quando partì per la guerra con il grado di caporale. Fu anche ottimo tennista, nuotatore e canottiere. Difese la porta della Lazio nella doppia finale nazionale del campionato 1913-14, persa contro il Casale. Al rientro dalla guerra abbandonò il calcio e si dedicò al Lawn Tennis, ottenendo ottimi risultati e partecipando con l'Italia alla Coppa Davis del 1926 e del 1927. Giocò in singolare ed in doppio alle Olimpiadi di Parigi del 1924. Fu tra i fondatori del Tennis Club Parioli, inizialmente sito nel quartiere Flaminio. CORRADO CORELLI Nato a Roma il 19 agosto 1884, ala della Lazio dal 1908 al 1921. Fu «acquistato» (insieme al fratello Filiberto) dai biancocelesti per opera di Sante Ancherani alla vigilia della partenza per partecipare al Torneo di Pisa nel giugno 1908. Chiamato sotto le armi nella prima guerra mondiale come sottotenente di fanteria, rimase in prima linea per tutta la durata del conflitto, trascinando eroica- mente i commilitoni in battaglia; venne promosso Tenente e poi Capitano e fu decorato con medaglia d'argento al Valor Militare con la seguente motivazione: «Preparava con intelligenza e dirigeva con slancio e valore l'azione della sua compagnia all'attacco in una trincea fortemente difesa dal nemico. Conquistatala dopo violento corpo a corpo, la rafforzava in modo da render- ne sicuro il possesso. Respingeva quindi un violento contrattacco avversario. Esempio costante di mirabile calma e valore. Monfalcone, giugno 1916». Fu decorato anche di due medaglie di bronzo al Valor Militare. Si dedicò alla scultura con ottimi risultati. Fu richiamato alle armi anche nella seconda guerra mondiale, riuscendo a sopravvivere alla Campagna di Russia. Si spense a Roma, il 18 agosto 1968. FORTUNATO BALLERINI Nato a Sant'Angiolo (Firenze) il 16 ottobre 1852, presidente della Lazio dal 1904 al 1925, considerato il creatore del sodalizio, colui che realizzò il magnifico programma iniziale dei fondatori. Nel 1906 riuscì ad ottenere in concessione il campo di gioco del Prato dei Daini, a Villa Borghese. Durante la prima guerra mondiale trasformò la Rondinella in orto di guerra, per sfamare la popolazione romana e, nel 1921, la Lazio venne eretta in Ente Morale, massima onorificenza dell'epoca mai concessa ad altra società sportiva. Sotto la sua presidenza, crebbero le sezioni sportive biancocelesti che oltre al football, praticavano l'atletica, la ginnastica, l'istruzione premilitare, il lawn-tennis, il nuoto, il podismo, la scherma, il tamburello, il tennis da tavolo, il tiro a segno e il water-polo. Ballerini creò le sezioni culturali, quali la scuola di canto, la scuola di ballo, la filodrammatica e - quella a lui più cara - l'escursionismo per la cultura archeologica, artistica e scientifica, con la quale condivideva quasi tutte le gite di fine settimana. Portò nella Lazio personalità del calibro di Grazia Deledda (premio nobel per la letteratura), Domenico Gnoli (grande poeta e storico, presidente della Lazio Escursionismo) e Rodolfo Lanciani (uno tra i più grandi archeologi italiani e dirigente della Lazio Escursionismo). Muore a Roma il 19 settembre 1940, all'età di 88 anni. 

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