Anche Mogol era candidato al Nobel
Altro che Bob Dylan. C'è chi, nella diatriba tra favorevoli e contrari al recente Nobel per la letteratura, va oltre. E guarda più lontano svelando che, nella rosa dei candidati, quest'anno c'era anche Giulio Rapetti, in arte Mogol. Si tratta dell'Associazione Nam (acronimo che sta per Nobel a Mogol). Il suo segretario generale assicura che, sul tavolo dell'Accademia di Svezia, è arrivata anche la candidatura del paroliere milanese (anche se Mogol non ama essere chiamato così). A presentare la candidatura sono stati un docente universitario e la titolare di una casa editrice di cui, però, non possiamo svelare il nome. Evidentemente ai giurati svedesi non sono bastate «Un'avventura», «La canzone del sole» e «Acqua azzurra, acqua chiara» e hanno preferito «Blowin' in the wind», «Mr. Tamburine man» e «Like a rolling stone». Ma l'associazione annuncia ai puristi del Nobel: non ci arrenderemo. «Tra i candidati al Nobel c'era anche Mogol - conferma Milo Goj, segretario generale della Nam -. Non possiamo svelare l'identità di chi ha candidato Giulio Rapetti all'Accademia svedese ma posso dire che la nostra associazione ha assistito un docente universitario e la titolare di una casa editrice del sud affinché presentassero la candidatura». Secondo Milo Goj, Rapetti merita il riconoscimento ufficiale per più di un motivo. «Innanzitutto per la vastità della sua produzione - prosegue il segretario generale dell'associazione - In circa sessant'anni di carriera Mogol ha scritto 150 successi planetari. La sua prima hit si intitolava "Aldilà" e ha vinto il Festival di Sanremo nel 1961. Nessuno ha una produzione così vasta e prolungata nel tempo. Nemmeno Bob Dylan. Il secondo motivo è la sua capacità di unire cultura popolare e cultura alta. Nei testi di Mogol vengono utilizzate parole colte e, a volte, perfino desuete ma, in quel contesto, sembrano di uso comune. Infine nessuno ha espresso le emozioni del rapporto di coppia come ha fatto Mogol. Il rapporto uomo-donna è stato sviscerato in tutte le sue sfaccettature: dal corteggiamento al matrimonio, passando per il sesso e le incomprensioni». Nonostante la sua candidatura, Mogol quest'anno non ce l'ha fatta e ha dovuto farsi da parte di fronte al peso di Bob Dylan. Secondo l'Associazione Nam, però, la strada intrapresa dall'Accademia svedese è quella giusta. «Siamo felici - dichiara Milo Goj - perché l'Accademia ha dimostrato che anche gli autori di testi per canzoni possono essere considerati alla stregua di poeti e letterati. Certo, se quest'anno avesse vinto Mogol sarebbe stato meglio. Ma non ci arrendiamo. Non possiamo candidarlo noi ma continueremo a fare opera di sensibilizzazione affinché Mogol possa essere candidato l'anno prossimo». A chi sostiene che gli autori di testi per canzoni non possano essere considerati letterati, l'associazione risponde che «la poesia di una canzone è poesia a tutti gli effetti. Anzi. Basta avere qualche piccola conoscenza classica per sapere che i greci e i latini non concepivano la poesia senza la musica. Anche Saffo lo sapeva. Paradossalmente i testi delle canzoni sono più vicini alla poesia tradizionale della cosiddetta poesia pura. Persino Petrarca, a suo tempo, ha scritto un "Canzoniere", a dimostrazione che, nel dna della poesia, c'è proprio la musica. Non si può più far finta di nulla».