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Renzi sfida l'Ue: la manovra non si cambia

Matteo Renzi a Bruxelles per il Consiglio Ue

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Prosegue il braccio di ferro tra Matteo Renzi e la Commissione Ue. Il premier italiano, a Bruxelles per partecipare la Consiglio Ue, non ha alcuna intenzione di incontrare Jean Claude Juncker. E nel frattempo invia un messaggio chiaro alla Commissione: la sostanza della legge di bilancio "non cambia. Punto".  Insomma se Bruxelles ha intenzione di andare contro il governo italiano e la manovra, sappia che troverà pane per i propri denti. Se poi ci sono degli aspetti che non convincono, l'Ue dirà quali sono e ci sarà uno scambio di lettere come accade "praticamente tutti gli anni". Detto questo, prosegue Renzi, le spese per far fronte alle conseguenze del terremoto e all'immigrazione sono "oggettivamente eccezionali. Punto".  "Per fare anche chiarezza rispetto al dibattito degli ultimi giorni sui quotidiani - aggiunge -: noi non abbiamo chiesto la flessibilità, perché per un'interpretazione, secondo me sbagliata, di alcune istituzioni europee, la flessibilità viene concessa solo una volta e non per più anni aggiuntivi. Non abbiamo chiesto alcun tipo di flessibilità. Ecco perché chi dice 'vediamo se Bruxelles concederà o meno la flessibilità' dice una cosa che tecnicamente non è esatta. Noi abbiamo semplicemente richiesto, ai sensi delle clausole eccezional», lo scorporo dal calcolo del deficit delle spese da un lato per il terremoto e dall'altro sull'immigrazione. Ove vi fossero dei dubbi su queste scelte, toccherebbe all'Unione Europea cosa non convince, cosa è discutibile, cosa che viene fatta praticamente tutti gli anni, in termini di scambi di lettere. Ma la sostanza è che le misure della legge di stabilità non cambiano. Punto".  "Noi abbiamo un progetto molto chiaro - conclude -: vogliamo cambiare le regole, ma finché non vengono cambiate le rispettiamo. Noi pensiamo che questa cultura dell'austerity sia un errore, che continua a fare del male all'Europa. Il modello di Obama ha funzionato, quello dell'austerity non ha funzionato. Ma siccome i miei predecessori hanno firmato carte che sono vincolanti e impegnative, la reputazione dell'Italia è importante, quindi continua la nostra attenzione ai conti".

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