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Il fondatore della Roma parlava di Serie B

Luigi Salomone
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La storia è storia, non si può cambiare o stravolgere. L'Associazione Sportiva Roma è nata in serie B, allora chiamata Prima divisione. Lo confermano tanti documenti, oltre a quello che abbiamo pubblicato sabato scorso, risalente al 16 agosto del 1927 in cui si festeggiava l'avvenuto ripescaggio in Divisione Nazionale, ovvero l'attuale serie A. E stavolta la conferma arriva dallo stesso fondatore Italo Foschi: la Roma, al momento della sua nascita per fusione, doveva disputare il campionato di B. Le parole incontrovertibili e non suscettibili di smentita si trovano su due differenti interviste. La prima volta nell'articolo del quotidiano «Il Tevere» del 14 giugno 1927, quando il primo presidente della neonata Roma afferma testualmente: «Non so se l'Associazione Sportiva Roma sarà chiamata a difendere i colori della città nella Divisione Nazionale, o se essa dovrà rimanere in Prima divisione. In questo secondo caso noi lotteremo con sicurezza di successo per la divisione superiore, augurandoci che la Lazio riesca a mantenere il posto già conquistato, a costo di grandi sacrifici». Purtroppo per chi si ostina a voler cambiare le carte in tavola mischiando argomenti che poco c'entrano con questo dato di fatto, la verità viene ribadita da Foschi in una intervista pubblicata su «Il Messaggero» del 26 giugno 1927: dopo aver celebrato la conclusione dell'operazione di fusione, riceve dal giornalista la scomoda domanda: «E della Divisione Nazionale?», alla quale Foschi risponde testualmente: «Malgrado l'Alba e la Fortitudo siano rimaste escluse dalla Divisione Nazionale, nessuno potrà onestamente negare che dall'una e dall'altra si siano avute delle magnifiche affermazioni». Né d'altra parte avrebbe potuto fornire una versione diversa, visto che due delle squadre oggetto della fusione erano retrocesse dalla Divisione Nazionale e la terza, il Roman, era a sua volta precipitata addirittura in Seconda divisione ( serie C), essendosi classificata ultima sul campo nel girone D, dato che il Palermo si era ritirato dopo poche giornate per fallimento. Certo, se ci si sofferma sulla seconda parte della frase pronunciata da Foschi («Nessuno potrà onestamente negare che dall'una e dall'altra si siano avute delle magnifiche affermazioni»), non si comprende quali potessero essere le magnifiche affermazioni di due squadre retrocesse, dato che l'Alba giunse penultima nel girone A (con 12 punti in 18 partite) e la Fortitudo si classificò ultima nel girone B (con 5 punti in 18 partite). Questi ulteriori documenti confermano quello che già era emerso nell'articolo di agosto quando il consiglio della Federcalcio allargò la Divisione Nazionale a 22 squadre ripescando Palermo, Napoli e Roma. Così come nel carteggio ci sono altri documenti compromettenti, uno per esempio dell'11 agosto del 1926 relativo alla nomina di Foschi quale consigliere del Direttorio Federale della FIGC (l'organismo operativo che decideva). Guarda caso un anno dopo lo stesso Foschi architettò l'operazione fusione per far nascere la Roma e poi ripescò i giallorossi allargando il numero delle squadre. Così arrivò il primo aiutino ufficiale alla Roma.

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