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Altre conferme: la Roma nacque in Serie B

Un articolo del 16 agosto del 1927 certifica il ripescaggio nella Divisione Nazionale. Alba e Fortitudo eranoretrocesse, la Federcalcio riportò i giallorossi in serie A

Luigi Salomone
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Il derby degli archivisti prosegue, ma l'evidenza delle emergenze documentali non può essere in alcun modo smentita da supposizioni ed elucubrazioni: la Roma nacque in B. La conferma, semmai ce ne fosse bisogno dopo il documento venuto alla luce del Prefetto di Roma, arriva anche da un articolo del «Messaggero» che pubblichiamo datato il 26 agosto del 1927 dove si festeggia l'ammissione in serie A dopo il consiglio federale che aveva ripescato la nascente Roma. Non è difficile comprendere che se tre squadre che devono disputare la B si fondono, la squadra «fusa» non può che competere in quella categoria. È stato accertato che il processo di fusione delle squadre romane iniziò nel 1926 e, attraverso alcune tappe intermedie, terminò nel 1927 (anche se ancora non è dato sapere in quale mese e giorno).  Infatti, inizialmente si fusero Alba e Audace, poi Fortitudo e Pro Roma e infine Alba, Fortitudo e Roman. Appare evidente che quando prese corpo l'idea della fusione, non si poteva sapere che Alba e Fortitudo sarebbero retrocesse a fine campionato. È altresì noto che anche la Lazio doveva essere ricompresa nell'operazione di fusione e che, grazie a Vaccaro, riuscì a mantenere la propria identità. Al verificarsi della fusione (giugno o luglio o agosto 1927) la Lazio era l'unica squadra romana legittimata a rappresentare la Capitale nel massimo campionato, e ciò per meriti sportivi conseguiti sul campo. Affermare che «la Roma nacque per evitare la retrocessione di un intero movimento calcistico» è una frase non suffragata da alcun elemento concreto. E se è vero che nel 1927-28 la Lazio non disputò una buona stagione, è altrettanto sicuro che era comunque riuscita a conservare il suo nome, i suoi colori bianco e celeste e la sua tradizione risalente al 9 gennaio 1900, quando venne fondata in Piazza della Libertà da nove romani. D'altra parte, la cosiddetta «intuizione di Foschi», di fondare una squadra che potesse competere ad armi pari con le squadre del nord alla fine dei conti non ha mai portato i frutti sperati. A meno che non si consideri tale lo scudetto vinto solo 15 anni dopo la fusione e peraltro in condizioni molto particolari. Poi è stato detto che la Lazio sia stata ripescata l'anno successivo ma le cose non stanno così. Non corrisponde al vero che, al termine del campionato 1928-29, fu il «federale Vaccaro» a decidere di allargare il campionato a 18 squadre, riammettendo la Lazio, il Napoli e la Triestina: in primo luogo Vaccaro non era federale (come Foschi) e non aveva alcun potere decisionale. In secondo luogo perché la decisione fu presa dal «Direttorio della FIGC» sia per il protrarsi dello spareggio tra Lazio e Napoli (ottave a pari merito nel gruppo B anche dopo lo spareggio terminato 2-2 ai supplementari), sia per la volontà di salvare, per questioni patriottiche, la Triestina. Né tale situazione può paragonarsi a quella del ripescaggio del 1927, in quanto la Lazio non era retrocessa e aveva disputato uno spareggio sul campo senza perderlo. Infine, riguardo al «Campo della Rondinella» era stato inaugurato nel 1914, era di proprietà della Lazio e non gli era stato assegnato. Nella relazione del Prefetto si parlava di ampliare la concessione dei terreni in favore della Lazio, che avrebbe inglobato l'adiacente campo del Roman per ingrandire l'impianto. Lo stadio della Rondinella era stato ristrutturato nel 1924, quando fu ruotato di 180 gradi, fu costruita una tribuna coperta e la capienza fu aumentata fino a circa 15.000 posti. Per inciso, nel «fatiscente» Stadio della Rondinella, in attesa di trasferirsi al Testaccio, la Roma giocò le prime partite interne del campionato 1929-30, nella prima delle quali segnò 9 reti alla Cremonese (record storico per il club giallorosso). Appuntamento alla prossima puntata.

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