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"La Roma nata in Serie B? No, è la Lazio ad essere stata ripescata nel 1929"

La relazione del prefetto datata 1927

La difesa degli storici giallorossi: "Senza di noi non ci sarebbe stata la Serie A"

Erika Menghi
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Le carte ingiallite del 1927 che pongono come «luogo» di nascita dell'A.S. Roma la serie B hanno riacceso la storica diatriba tra chi, laziali o romanisti, siano i veri padroni della città. Al motto di «nati prima» i biancocelesti hanno da sempre sostenuto la loro causa, da ieri, grazie al carteggio scoperto dal Centro Studi Nove Gennaio Millenovecento e pubblicato da Il Tempo, possono aggiungere il vanto di essere «nati sopra», ossia in serie A, dove la neonata società giallorossa era riuscita ad entrare solo tramite ripescaggio. C'è un grosso ma: sembra che non tutti siano stati spiazzati dalla notizia, perché degli archivisti di fede romanista hanno raccolto materiale utile per sfoderare una difesa degna del miglior avvocato. «La Roma - spiegano - nacque non per gli effetti di una retrocessione, ma per evitare la retrocessione di un intero movimento calcistico. Fu una mossa di successo perché l'anno successivo vinse la Coppa Coni e nel 1931 sfiorò lo scudetto. La conferma di questa conseguita competitività è la conquista del titolo di Campione d'Italia nel 1941-42 quale prima squadra centro-meridionale». Insomma, non solo la Roma non nacque in serie B, ma fu necessaria per rendere più combattiva la serie A, allora in mano ai club del nord. La società formata con l'unione dell'Alba, la Fortitudo e il Roman diede un nuovo slancio al movimento del centro-sud, mentre la tanto conclamata Lazio «volle rimanere ancorata al suo piccolo cabotaggio e, una volta rientrata nel girone A, incontrò grandissime difficoltà, chiudendo il torneo al penultimo posto in classifica. L'intuizione di Foschi, vale a dire fondare una squadra che potesse competere ad armi pari con gli altri club del nord, era perciò giusta. I laziali - continua la tesi degli archivisti giallorossi - hanno scoperto il problema del calcio centromeridionale nel 1927, ma già a febbraio di quell'anno si scatenò una campagna di stampa guidata dal quotidiano «L'Impero» sulla questione romana . La nascita della Roma il 7 giugno 1927 non fu una pezza sul problema, ma la soluzione. Nel 1912 c'erano 41 squadre romane affiliate alla Figc (27.060 calciatori), nessuna era in grado di competere col nord. Tra febbraio e marzo del 1927 sia Lando Ferretti che Arpinati confermarono che la situazione era insostenibile . Occorreva, come disse Ferretti, «rivedere con criteri di organicità l'intelaiatura sportiva della nazione». C'è di più, ossia il caso del 1929: la Federazione decise di riformare il campionato, ammettendo 32 squadre (16 per girone), si sarebbero qualificate alla prima serie A a girone unico le prime 8 di ogni gruppo, ma il pari merito di Lazio e Napoli scombussolò i piani iniziali. Le due squadre fecero uno spareggio, finito 2-2, e si sarebbe dovuta giocare un'altra gara, ma la FIGC - su decisione del federale Vaccaro - scelse di allargare il campionato a 18 squadre, riammettendo appunto la Lazio, il Napoli e la Triestina. Nelle carte della «difesa» c'è un altro spunto interessante, che riguarda il campo di gioco della Rondinella, assegnato alla Lazio in quanto ritenuta la più importante squadra della capitale, mentre la Roma - in attesa di Campo Testaccio - disponeva del Motovelodromo Appio: «Il rapporto del Prefetto non fa altro che confermare lo stato di ostilità contro cui la Roma nel nascere dovette confrontarsi. Ma certo una società così ambiziosa non aveva interesse verso una struttura come quella della Rondinella, fatiscente a detta degli atleti stessi».

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