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Buon compleanno Msi Il partito che guardava al futuro

Giorgio Almirante

Incontro a Montecitorio con La Russa e Gasparri sui 70 anni dalla Fondazione

Pietro De Leo
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1946-2016. A settant'anni dalla nascita del Movimento Sociale Italiano fervono le iniziative per ripercorrere una storia politica e umana, ricca di vicende e protagonisti. A pochi giorni dall'inaugurazione della mostra «Nostalgia dell'Avvenire» della Fondazione An, ieri si è svolta una tavola rotonda alla sala della Regina di Montecitorio promossa dalla Fondazione Giorgio Almirante. A fare gli onori di casa Giuliana De' Medici, figlia del leader storico del Movimento sociale, che ha sottolineato la presenza in sala di tanti giovani, «ragazzi che sono venuti qui da noi per conoscere il passato e portare avanti la nostra tradizione». L'occasione ha rappresentato un modo per scandire le tappe della storia del Msi, aprendo nuove ottiche sul significato e la portata degli eventi. A partire dalla vocazione stessa di quel partito. Massimo Magliaro, storico portavoce di Giorgio Almirante, spiega che il Msi «nacque non solo dalla necessità che avevano i vinti di vivere dignitosamente, ma per promuovere un'idea di cambiamento vero nella politica e nella società». Lo storico Roberto Chiarini ha ricordato come l'humus del Movimento Sociale si ebbe nell'ardore di quei giovani che aderirono alla Rsi, con un approccio pre politico «in base al quale - spiega - esistono solo due valori, la fedeltà o il tradimento». Adalberto Baldoni, saggista e giornalista autore di numerosi volumi sulla storia della destra italiana, ha evidenziato il difficile percorso iniziale del Msi, raccontando che, dopo la fondazione, «si passò subito ad un'organizzazione il più capillare possibile, con pochi mezzi, per lo più di fortuna. I primi mezzi di propaganda erano i ciclostilati e i cosiddetti "giornali parlati". Il radica- mento sul territorio, però, fu quello che permise di resistere alla scissione da parte di Democrazia Nazionale». Quanto alla vocazione del Msi, Baldoni spiega: «È sbagliato definirlo partito neofascista. Era un partito nuovo, moderno, dove militavano molti giovani». Gaetano Rasi, già deputato con An nella XIII legislatura, ha poi sottolineato come nel Movimento Sociale era molto viva l'esigenza di «costruire una classe dirigente, l'obiettivo, infatti, era quello di sostituirsi al sistema vigente, portando i cittadini a far parte di quella nazione che giuridicamente si era data una Costituzione». Ha preso parte all'incontro anche Andrea Tremaglia, figlio di Marzio Tremaglia, l'assessore alla cultura lombardo morto nel 2000 a soli 42 anni, e nipote di Mirko, scomparso cinque anni fa, già ministro degli italiani nel mondo. «Memoria è un concetto importante – ha detto Andrea Tremaglia – e per costruire la destra del futuro ne abbiamo bisogno, ma deve essere un valore serio, condiviso. Non una memoria parziale, propria di chi ha vinto e chi ha perso». Tra il pubblico molti protagonisti di quella storia o delle sue successive declinazioni. A partire da Donna Assunta, vedova di Giorgio Almirante. E poi Maurizio Gasparri, Gianni Alemanno, Ignazio La Russa, Domenico Gramazio, Adriana Poli Bortone.    

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