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Città Metropolitana: ha votato l'83,05%

Daniele Di Mario
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Seggi chiusi a Roma e a Napoli per l'elezione del Consiglio della Città Metropolitana. Nella Capitale alle 23 a Palazzo Valentini ha votato l'83.05% degli elettori su un numero complessivo di 1.647 amministratori locali aventi diritto. Trattandosi di una elezione di secondo livello, infatti, votano i sindaci e i consiglieri comunali di Roma Capitale e degli altri 120 Comuni dell'hinterland romano. Quattro le liste in lizza, tra cui quella del MoVimento 5 Stelle, una di centrosinistra formata da Pd e Sel e una di centrodestra composta da esponenti di FI, Nuovo Centrodestra, Udc, Fratelli d'Italia, Conservatori e riformisti, Cuoritaliani e liste civiche. Sicuramente Virginia Raggi, che in quando sindaco di Roma è anche sindaco metropolitano, non avrà la maggioranza a Palazzo Valentini. Nel frattempo non mancano le polemiche. Il centrodestra protesta perché la Raggi si è recata a votare indossando una maglietta del M5S, violando - è la tesi dell'opposizione - le norme sul silenzio elettorale e la norma che impone che i simboli di partito restino distanti almeno duecento metri dai seggi elettorali. Giorgia Meloni invece attacca il governo. «Oggi in diverse città italiane si votano i membri dei consigli delle Città Metropolitane (le ex Province) - dice la leader di FdI - Io in qualità di consigliere comunale ho votato per la Città metropolitana di Roma sperando sia l'ultima volta. Quello della città metropolitana è l'esempio perfetto delle riforme renziane: le Province sono rimaste, ma ora i consiglieri sono eletti dai consiglieri comunali e non dal popolo; viene tolto ai cittadini il diritto di eleggere i propri rappresentanti ed è quello che succederà al Senato se passasse la riforma costituzionale; sopravvivono enti inutili e costosi che si finge di aver abolito. Votare no al referendum del prossimo 4 dicembre servirà a fermare questa deriva antidemocratica che mira a togliere la sovranità al popolo per metterla in mano ai partiti e ai gruppi di potere».

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