Corona, soldi in nero nel controsoffitto
Sequestrati 1,7 milioni di euro guadagnati durante le serate in discoteca. E ora l'ex agente dei fotografi rischia di tornare in carcere
I 1,7 milioni di euro sequestrati a Fabrizio Corona, frutto dei compensi ricevuti dall'ex agente dei fotografi dei vip da quando è stato scarcerato. I contanti sono stati trovati nel controsoffitto di un immobile nella disponibilità di una persona ritenuta l'amministratore di fatto di una società di Corona, che è in affidamento in prova ai servizi sociali. Il sequestro è stato disposto dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano su richiesta del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e del pm Alessandra Dolci. Per discutere della vicenda è stata fissata un'udienza il 21 gennaio prossimo. Nei giorni scorsi il gip di Milano Ambrogio Moccia si era pronunciato sulla continuazione dei reati delle condanne definitive dell'ex re dei paparazzi, calcolando il cumulo di pene in 5 anni e un mese, comunque inferiore ai 6 anni, "soglia" per poter proseguire nell'affidamento ai servizi sociali. Il sequestro di oggi, però, rischia di complicare ulteriormente la sua situazione. Sulla questione è subito intervenuto l'avvocato di Corona. Il milione e 700mila euro sequestrati dal Tribunale di Milano sono «somme riconducibili all'attività svolta dalla società Atena Srl e, per essa, dal Signor Fabrizio Corona», ha spiegato il difensore dell'ex agente, l'avvocato Ivano Chiesa. «Essendo somme maturate negli ultimi due mesi dell'anno 2015 e nel corso dell'anno 2016, è ancora possibile sottoporre le stesse a tassazione - ha precisato il legale - in quanto i relativi termini di versamento delle imposte sono ancora aperti (le tasse sui redditi 2016 si pagano nel 2017). Tale volontà e tale intendimento sono già stati manifestati all'Autorità Giudiziaria, che dunque ne è perfettamente a conoscenza. Il sequestro è consequenziale, in attesa della regolarizzazione della posizione». «Quanto alla presunta pericolosità sociale di Fabrizio Corona - ha spiegato l'avvocato Chiesa - ho già avuto modo di esprimermi più volte in passato affermando la totale insussistenza della stessa per ragioni comprensibili a tutti. Tale giudizio - ha concluso - non viene in alcun modo scalfito o modificato dal sequestro in questione».