Roma, l'ambulanza usata per spacciare droga. E il pieno dell'auto lo pagava l'ospedale
Un' ambulanza d' ospedale trasformata in una base per spacciare, vetture aziendali usate per andare al bar o dall' estetista, pieni di benzina alle auto personali messe sul conto del nosocomio, assunzioni pilotate e, ancora una volta, un gruppo di «furbetti del cartellino». Questo quadro devastante emerge da un' indagine della polizia che ha coinvolto alcuni dipendenti dell' autoparco del policlinico Umberto I di Roma. In tre sono finiti agli arresti domiciliari, quattro persone sono state sospese dall' esercizio del pubblico ufficio e sette indagate a piede libero, tra cui due gestori di carburante dove venivano effettuati i rifornimenti. Tra i reati ipotizzati ci sono truffa e peculato. L' indagine, durata più di due anni, è partita da un esposto anonimo inviato al commissariato San Lorenzo ed è stata condotta in collaborazione con gli agenti del commissariato Casilino anche attraverso una serie di appostamenti e pedinamenti. Inquietante, in modo particolare, il fatto che tra gli arrestati ci sia un dipendente che avrebbe usato proprio l' ambulanza dell' ospedale per spacciare cocaina. Un altro, invece, avrebbe fatto timbrare il suo cartellino a colleghi e lavorava per una società privata di ambulanze durante le ore in cui risultava al policlinico. Ma il malaffare dilagante non si è fermato qui: gli investigatori hanno scoperchiato un mondo sommerso fatto anche di assunzioni pilotate in cooperative che si erano aggiudicate bandi del nosocomio. Dalla Capitale si scende un po' più giù, in Campania. Anche qui furbetti e assenteisti. L' infrazione, questa volta, l' hanno fatta gli agenti della Polizia Locale. E l' hanno fatta molto grossa: tanto da finire al centro di una retata dei Carabinieri di Torre del Greco. Dalle prime ore di ieri i militari hanno iniziato le notifiche. Nessuna contravvenzione per divieto di sosta, bensì avvisi di garanzia per una serie di reati che vanno dalla truffa ai danni dello Stato al falso. Fatti riconducibili a episodi di assenteismo che avevano preso il via dal 2011 e sono proseguiti almeno fino al 2013. Ormai non si contano più le inchieste sui «furbetti del cartellino», ma solitamente sotto inchiesta finiva personale amministrativo. Però, ieri, a Ercolano, non è andata così: sono stati inquisiti 28 vigili in attività e due in pensione, oltre a cinque impiegati amministrativi. La curiosità è che tra i 28 vigili ci sono tre fratelli, due donne e un uomo, tutti accusati del medesimo reato. L' indagine è andata avanti per molto tempo, finché la Procura di Napoli ha deciso di chiudere l' inchiesta e mandare gli avvisi di garanzia a 35 dipendenti della polizia municipale per assenteismo direttamente negli uffici del comando di corso Resina, dove i militari hanno trovato grande collaborazione dal comandante dei vigili. L' indagine portata avanti dai Carabinieri di Torre del Greco, guidati dal maggiore Michele De Rosa, si basa su telecamere nascoste e servizi di pedinamento. Attività che lascerebbero poco spazio ad equivoci, perché si vedrebbero abbastanza chiaramente allontanamenti arbitrari dal servizio, false marcature di presenze ed anche la falsificazione della firma del comandante su alcuni atti del comando e relativi proprio alle presenze del personale. Inoltre sarebbero stati filmati momenti in cui alcuni vigili, dopo aver marcato l' ingresso in servizio, se ne sarebbero tornati tranquillamente a casa, sarebbero andati a fare la spesa oppure avrebbero preso treni della Circumvesuviana per andarsene a zonzo. «Siamo poliziotti che devono affermare tutti i giorni il proprio ruolo e la propria funzione e siamo altrettanto pronti a fare dapprima pulizia in casa nostra», è stata la reazione del presidente regionale dell' associazione nazionale comandanti e ufficiali di polizia municipale, Gennaro Sallusto, in merito all' operazione. Anche il sindaco del Comune di Ercolano, Ciro Buonajuto, ha manifestato la «più piena fiducia nell' operato della magistratura», e ha quindi aggiunto: «Ho sempre sensibilizzato tutti i dirigenti a serbare il massimo rigore nella verifica delle presenze e del rispetto di orari di lavoro e delle mansioni del personale. Da quel che ho potuto registrare non esistono sacche di malcostume diffuso tra i dipendenti del Comune, ma episodi isolati che ho puntualmente segnalato ai dirigenti».