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Coronavirus, protezione civile e preti: così salvano i poveri

La carità è arrivata porta a porta nella Roma che sfida l'emergenza Covid. Ottantasette nuclei familiari disagiati assistiti a Fidene, 41 a Val Melaina, 50 in quel di Trastevere, altri 40 in zona Casilina-Torpignattara. Papà, mamme, giovani e anziani, italiani e immigrati, in difficoltà si sono visti consegnare pacchi alimentari pieni di ogni ben di Dio. Pasta, pelati, olio biscotti, sale, zucchero, caffè. Aiuti dispensati dal Dipartimento politiche sociali del Comune di Roma in collaborazione con la Protezione civile indirizzati, su segnalazione dei parroci, a chi la pandemia ha messo economicamente ko. “Tre giorni di segnalazioni in cui ho individuato, in accordo col direttore, quattro realtà concrete, poi l'attivazione del Campidoglio è stata immediata e sta proseguendo anche in altri contesti della città”,  racconta don Gaetano Saracino, parroco emerito della chiesa SS. Redentore a Val Melaina e missionario scalabriniano, che ha fatto da coordinatore dell'operazione. “Un'azione mirata nella povertà diffusa, con le mense che stanno esplodendo e tutto il resto in questo periodo. Perché – spiega don Gaetano – gli effetti del Coronavirus si stanno vedendo specialmente su coloro che prima dell'allarme erano poco sopra la famosa ‘soglia di povertà', e che in questa fase di crisi sono scesi giù, non ce la stanno facendo (collaboratori domestici, lavoratori in nero…). Ma parliamo soprattutto di nuclei familiari importanti, con diversi figli a carico, che hanno finito i liquidi, che non hanno più stipendio. C'è tanto smarrimento nelle persone per le varie trafile burocratiche da affrontare, la situazione non è facile”. Come Luigi, che nei mesi precedenti all'inferno che è esploso, viveva di lavori saltuari, ed ora si è ritrovato ad industriarsi non poco per sfamare i suoi tre figli. Si è rafforzato anche lo spirito di servizio in generale. Nella parrocchia S. Felicita a Fidene c'è chi – prima reticente pure solo a mettersi in fila per un pasto - ha chiesto di ricambiare il “favore solidale” mettendosi a disposizione della mensa nelle operazioni ordinarie. Dalla Casa accoglienza Scalabrini a Casilina fino alla parrocchia di S. Emerenziana e a Santa Maria della Luce – tutte realtà da tempo coinvolte sul fronte povertà - è stato un cerchio unico di vigorose strette di mano e abbracci virtuali. “Con il personale della protezione civile trasformato in sentinelle sul territorio si è creato un rapporto umano con le famiglie che è andato oltre la consegna dei viveri. Parole di sostegno, solidarietà reale”, continua don Gaetano. Ricordando: “In verità, questo non è un vero tempo sospeso, dobbiamo cercare di farlo diventare un tempo nuovo. E allora replichiamo il modello di sinergia strutturale - enti istituzionali e sedi accreditate sul territorio, anche piccole, che hanno il polso della situazione nel campo del sociale - per future emergenze”. “Sperando sempre che non ce ne sia bisogno, certo. ma quello che stiamo creando – conclude il missionario - è davvero una risorsa”.

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