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Tiziano Ferro, la verità su nozze e marito: così ci siamo sposati
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Tiziano Ferro, uno dei migliori artisti italiani, si è raccontato, si è commosso e si è divertito a “Domenica In”, la trasmissione della domenica pomeriggio condotta da Mara Venier: “Ho paura dell’atrofia del cervello. Ora vai in tv e poi diventi famoso, prima dovevi dimostrare di saper fare qualcosa e poi andavi in televisione”. Poi l’endorsement per Ultimo: “E’ dolcissimo. Merita tutto il successo che ha in un mondo della musica un po’ plastico”. Un abbraccio e tanti baci tra Tiziano Ferro e Mara Venier sono l’apertura di “Domenica In”. La conduttrice parte forte: “Nulla ti è stato regalato” e Tiziano Ferro: “E meno male. Non me lo sarei goduto, non lo avrei apprezzato. Prima per andare in televisione dovevi essere famoso, adesso prima vai in televisione e poi diventi famoso. Mara, so che sei molto fan di Ultimo, è un ragazzo che mi strappa il cuore, in lui vedo la fama di provincia. E’ stata la scoperta più bella di quest'anno in un mondo della musica un po’ plastico, non voglio essere critico però è così. Niccolò (Ultimo, nda) è dolcissimo, vero, sensibile. I 60.000 dell’Olimpico per il suo concerto sono tutti meritati. Fa parte della mia squadra. Abbiamo bisogno di gente come lui. Sono come la Nazionale di Mancini, io punto sui giovani”. Tiziano Ferro, alla soglia dei 40 anni, ha voglia di incoraggiare i giovani, di aiutarli a uscire dal loro bozzolo: “Io penso che l’arte sia una porta di salvezza importante, è un fiume che scorre e che lava i pensieri brutti. Il degrado mentale, psicologico, interiore è nascosto e corrode i giovani in maniera molto grave. La musica mi ha salvato. Io venivo dalla provincia e già conoscevo Roberto Casalino (un grande autore, nda), è il mio miglior amico dall’età di 13 anni, ma eravamo due sfigati di provincia, le ragazze non ci guardavano, andavamo bene a scuola, non eravamo atletici, non ci interessava il calcio. Quindi non parlavamo con i ragazzi perché non sapevamo niente del campionato né con le ragazze che cercavano il fidanzato. Se non ci fosse stato lui sarebbe stato tutto molto più complicato”. Il cantante di Latina ricorda il successo internazionale di “Perdono”. “Avevo 20 anni e a quell’età non sai chi sei, a 18 ti dicono che sei maggiorenne, ma non sai niente della vita. “Perdono” mi mandò in giro per il mondo e io non sapevo minimamente cosa fare, misi insieme i pezzi di un uomo e andai. Ero stordito e non capivo nulla. Gestire quella fama è stato molto complesso, il mio inconscio mi ha sempre portato a vivere all’estero perché il successo era tanto e avevo paura di non imparare più. I miei coetanei si laureavano e io mi chiedevo ‘a me chi insegna? Chi mi corregge?’. Avevo paura che il successo mi conquistasse e mi bastasse facendomi fermare. Volevo diventare un 40enne che sapeva parlare e sapeva fare, così mi sono iscritto all’Università in Messico per imparare le lingue, soprattutto lo spagnolo. Volevo qualcuno che mi insegnasse e tornai sui banchi di scuola. Ho paura dell’atrofia del cervello, perdersi, sbagliare e imparare anche le ca**ate è importante. Andai all’estero anche per sfuggire ai consigliori che mi volevano in televisione, che volevano avessi una vita privata da esibire”. Mara Venier gli chiede del monologo contro l’omofobia e le discriminazioni che Tiziano Ferro ha tenuto a “Che Tempo che Fa”: “Se non fai le regole, la testa della gente non cambia. Non possiamo vivere nel Medioevo in cui tutti possono violentare e offendere perché non c’è una legge. E’ vero che esiste la querela, ma se non ha dei crismi non funziona. Il mondo è cambiato, ci sono i social e le leggi vanno aggiornate. In America sono più avanti, ci sono parole che non si possono usare perché offensive. Ci vogliono delle leggi adeguate perché così la percezione di chi si sente libero di insultare cambia, magari non per tutti, ma cambia. Ho messo a disposizione la mia esperienza a chi vuole farla propria, tutti i miei fan hanno un atteggiamento di resilienza verso l’odio. Tutti i messaggi che mi arrivano sono positivi. Ma qualcuno deve imporsi perché la violenza si ripete, quando un uomo in casa ti picchia, lo farà di nuovo. Non ci sono scuse, qualcuno deve dire che ‘non va bene, non va be-ne”.Diciamo anche che il recupero sincero e vero fa più rumore del danno, si può sbagliare, ma poi si può dire ‘mi dispiace, non lo farò più, ho sbagliato, mi correggo’. Non inventare scuse, ma chiedere scusa!”. Tiziano Ferro è un fiume in piena quando racconta dell’incontro e della proposta di matrimonio del marito. "Ci siamo conosciuti - racconta - mentre lavoravo in uno studio di registrazione a Los Angeles dove dovevo registrare un video e una canzone che non è più uscita, io sono dipendente dal caffè e lui subito: la caffetteria è lontana, se vuoi domani te lo offro io un caffè. Dissi tutto alla mia amica, la giornata di lavoro è stata buttata via, cancellata, non è rimasto niente, è rimasto solo lui. Ti dico una cosa mai detta: quel caffè diventò una cena, dalle 3 alle 7 di sera, alla fine fece per pagare, fermai il suo braccio, lui mi fermò, andai in bagno, mi guardai allo specchio e dissi è lui. L’empatia, la sensibilità del segno dei pesci. Dopo 3 anni di attesa mi ha chiesto di sposarlo”. Ferro è felice di rendere partecipe il pubblico della sua vita privata: “Compivo 39 anni e non volevo festeggiare, non avevo questa fissa, lui e mia madre invece sì. Mi disse che voleva il caffè con una cremina americana fatta da me, mi mostrò due tazze grandi, lui aveva fatto incidere delle cose e mi aveva irritato ancora di più, abbiamo tutto inciso: i nomi dei nipoti, della colf, di Pippo, Pluto e lui mi disse leggi. C’era scritto: amore, vuoi sposarmi?, non faccio in tempo a lamentarmi che lui era in ginocchio con l’anello. Quello che lui mi ha dato in quel momento è stata un’emozione e una felicità che non provavo dai tempi di quando ero bambino. L’innocenza e lo stupore reale, quel non so perché, ma è bellissimo e va bene così. Io grazie a lui mi sono ricordato quella sensazione e glielo riconoscerò per sempre anche se la storia non dovesse andare avanti. E’ stato tutto semplice, vero, sincero. Tratterò quell’emozione per sempre”. E Mara Venier piange ricordando che anche il marito Nicola Carraro si è messo in ginocchio per la proposta di matrimonio. Mia madre fa dagli 80 ai 120 supplì e lui per educazione non riusciva a dire di no. La notte aveva lo stomaco rettangolare, in hotel non ci davano medicine e lui ha passato la notte a fissare il soffitto dicendo supplì. Mia madre volle vedere le foto, alzò gli occhi e disse ‘cinquanta’? Beh sì. Ma vanno molto d’accordo, sono solari. Mia mamma non parla inglese e quindi alza il volume della voce per farsi capire e io è americano, non sordo!”.