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Neve, morte, solitudine: in volo sull'Abruzzo

A milleseicento metri di altezza la neve che ha messo in ginocchio l'Abruzzo sembra una grande chiazza di latte che copre una tovaglia colorata. L'hotel Rigopiano non è che un cumulo di ghiaccio e detriti. A bordo dell'elicottero F22 dei carabinieri aeromobili il territorio martoriato tra Chieti, Penne e Rocca di Mezzo grida aiuto dal basso. I paesini arroccati sulle montagne sono splendidi e desolati presepi, la gente è bloccata sotto tetti appesantiti da strati di neve e l'energia elettrica ancora manca a moltissimi utenti. I danni ai contatori, alla rete idrica e ai serbatoi, provocati dalla neve che ha distrutto tralicci e congelato le condutture, hanno messo in ginocchio un'intera regione maledetta da inizio anno. Ai comandi del velivolo che si muove su una traiettoria decisa e comunicata passo passo via radio, c'è il tenente colonnello Francesco Bilancioni, arrivato da Bolzano per fronteggiare l'emergenza. Sul frontone della montagna è ancora visibile la chiazza marrone che stona con un paesaggio completamente bianco. La luce è tantissima ma i pezzi dell'elicottero del 118 precipitato martedì mattina dopo aver soccorso lo sciatore romano infortunato, Ettore Palanca, sono ancora lì: mille e più detriti sparpagliati sulla neve

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