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Tris di Galaxy S20 e il pieghevole Z Flip: Samsung da fantascienza
La novità doveva essere il top di gamma della serie Galaxy ma alla fine il protagonista all’evento Samsung di Londra è stato lui, lo smartphone pieghevole Z Flip (1.520 euro, 2.580 per l’edizione limitata Thom Browne). Un dispositivo per certi versi sorprendente che si va ad affiancare al Galaxy Fold (2.050 euro), il primo flessibile della casa coreana, e che suggerisce nuove direzioni in fatto di usabilità, ergonomia e stile nella corsa a fissare i trend del nuovo decennio. Già, lo stile. Il Fold aveva fatto pensare al vecchio Nokia Communicator, ve lo ricordate? Era quel "telefonone" di lusso uscito alla metà degli anni ’90 con un grande schermo orizzontale e una tastiera QWERTY. Oggi con il Galaxy Z Flip torna invece alla mente il caro, vecchio design a conchiglia in stile StarTAC, anche se è evidente il tributo al flessibile Razr (1.599 euro nella versione 2020) proprio di Motorola. In altre parole, ora che la tecnologia lo consente, riscopriamo che in un dispositivo portatile le dimensioni ridotte sono un valore, e neanche troppo negoziabile. Tornando al dispositivo in sé, già disponibile nelle due colorazioni Mirror Purple e Mirror Black, lo Z Flip presenta un display da 6,7 pollici che si ripiega a metà come un portafogli o un astuccio. Quando è chiuso misura infatti 7,3 per 8,7 centimetri mentre ad apertura completa la lunghezza arriva a 16,7 centimetri. Il display è realizzato con un materiale sviluppato da Samsung, l’Ultra Thin Glass, che promette di resistere a centinaia di migliaia di aperture/chiusure e rende davvero minimo il rilievo all’altezza della cerniera. Le dimensioni atipiche dello schermo alla fine restituiscono un rapporto di 21.9:9, più lungo e stretto della norma. Ma il display può essere utilizzato sfruttando le diverse configurazioni: disteso, ad angolo retto oppure come un laptop. Ad esempio è possibile vedere un video nella parte superiore del display e compiere un’altra operazione, come mandare messaggi o utilizzare i social network, in quella inferiore. Già, perché come visto anche con i primi laptop flessibili, Lenovo in testa, grazie agli schermi pieghevoli il concetto di multitasking raggiunge nuove applicazioni pratiche. E quando il dispositivo è chiuso un piccolo display esterno fornisce notifiche e informazioni di base come data e ora. Di alto livello tutte le dotazioni, a partire dalla doppia fotocamera posteriore formata da un ultra-wide e un grandangolare entrambi da 12 megapixel. Ma a racchiudere il meglio dell’offerta Samsung è il terzetto top di gamma formato da Galaxy S20 (929 euro, 1.029 per la versione 5G), S20+ (1.029 euro, 1.129 per la 5G con 128GB di memoria interna e 1.279 euro con 512GB) e S20 Ultra 5G (1.379 euro) disponibili dal 13 marzo. Un tris che fa subito pensare a come sono cambiate le strategie dei colossi hi-tech. L’avanguardia della tecnologia commerciale attira un pubblico di nicchia disposto a spendere cifre sempre più alte e che hanno da tempo superato la soglia psicologica dei mille euro, ma la moltiplicazione delle versioni più o meno light permette comunque di espandere la platea. Detto questo, le dotazioni dell’S20 Ultra sono davvero impressionanti. La tripla fotocamera posteriore con teleobiettivo tocca i 108 megapixel di risoluzione, mentre lo Space Zoom raggiunge i 100x tra ottiche e ingrandimento digitale. Numeri e prestazioni da fotocamera. Il motore dietro all’Android 10 della gamma è un potente chip octacore Exynos, mentre la memoria dei dispositivi è espandibile fino a 1T se si usa una sola sim. Per quanto riguarda i display dei tre S20 (rispettivamente da 6.2, 6.7 e 6.9 pollici) da segnalare l’altissima frequenza di reazione dei pixel che si aggiornano a 120Hz, un valore che permette un’impressionante fluidità delle immagini in movimento e nel gioco. Da top di gamma anche le fotocamere da 64 MP dell’S20 e dell’S20+, con nuove funzioni software come lo Scatto Singolo: da un breve video vengono estrapolate angolazioni e pose diverse tra cui scegliere. Le riprese infatti sono in 8K. Un dettaglio che in questo carnevale di gigaherz e megapixel passa quasi inosservato.