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Tre ore in Paradiso senza i messaggi vocali di WhatsApp

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Davide Di Santo
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Il problema è che è durato troppo poco. Cosa? Ma il crash di WhatsApp che ieri ha impedito per alcune ore l'invio e la ricezione di file, video e soprattutto delle insopportabili note vocali. Sì, siamo prevenuti sull'argomento. Perché i messaggi audio sono responsabili di almeno un centinaio di distorsioni della comunicazione interpersonale da quando, ormai sette anni fa, l'app di messaggistica istantanea li ha introdotti. Innanzitutto da quando esistono nessuno risponde più al telefono. Ma neanche per sbaglio. Provate a chiamare una persona che vi ha appena inviato un inutilmente lungo vocale. Non vi risponderà mai. Ignorerà anche le vostre chat perché aspetterà che voi prendiate lo smartphone e schiacciate il maledetto pulsante con l'icona del microfono. Diventando così come lei o lui. Perché chiunque comincia a usare i messaggi audio finisce poi per conformarsi a un numero limitato di stereotipi. Segue perfettibile elenco. Narciso. È quello che parte spedito poi si innamora della propria voce e manda un vocale di dieci minuti che neanche Tommaso Paradiso. Post scriptum. Quello che mette la notizia in fondo. Prima parla cinque minuti di fossili, tauromachia e floricoltura ai tempi della dinastia Ming. Alla fine ti dice che ha fatto un incidente e sta in ospedale. Militare. Quello che alle sei del mattino ha già portato giù il cane, fatto un'ora di jogging e ti insordisce con una voce stentorea tipo sergente di Full Metal Jacket. Testimone di mafia. Quello che invece usa auricolari del cinese e non si capisce mai nulla. Sembra di ascoltare la voce camuffata delle intercettazioni della polizia o di un servizio delle Iene. Conte. Quello che spara parolacce e bestemmie non pensando che il ricevente possa ascoltare il messaggio in vivavoce, magari in pubblico. Mitraglia. Quello che invece di fare una telefonata manda dieci note da cinque secondi l'una e per capirci qualcosa devi scaricare un programma di montaggio. Ecco, tre ore senza tutto questo. Verso le 16 la fine del sogno, lo schiocco di dita dell'ipnotizzatore, il ritorno alla dura realtà. Un portavoce di WhatsApp dichiara: «Il problema è stato risolto e siamo tornati al 100% della funzionalità per tutti». Trillo.

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