Musica e hi-fi
La rivincita del disco è 2.0: arriva il vinile ad alta definizione
In una decina d’anni sono passati dall’essere un polveroso ingombro da tenere in cantina a oggetti di culto venduti a prezzi vertiginosi e bramati anche dalla generazione dello streaming musicale. Il disco in vinile era morto nei primi anni ’90, sostituito dai CD. Poi sono arrivati i download, lo streaming e si è scoperto che i CD non erano così duraturi come si pensava. Dal 2007 la resurrezione: le vendite ricominciano e crescere e le case discografiche ricominciano a stamparli. E ora il vinile si evolve e diventa 2.0, con un nuovo tipo di disco che dovrebbe garantire una qualità del suono ancora più alta. Sfatiamo subito un mito: senza un impianto audio da migliaia di euro il vinile non è il miglior supporto per ascoltare musica. I formati digitali non compressi come il FLAC, ma anche il CD, si avvicinano molto di più alla qualità della registrazione in studio. Quel suono caldo che tanto ci piace è conseguenza di un limite del disco in vinile: i suoni troppo bassi non possono essere registrati e quindi sono più morbidi del digitale, ma meno fedeli. Anche per risolvere questo problema l’impresa austriaca Rebeat Innovation ha cominciato a sviluppare HD Vinyl, un nuovo formato compatibile con tutti i giradischi che grazie a degli accordi firmati con aziende produttrici di vinili sbarcherà sul mercato nell’autunno 2019. L’obiettivo di HD Vinyl è proprio quello di eliminare i limiti sonori del classico vinile rivoluzionando l’intero processo produttivo per fabbricare un disco capace di contenere il 30% in più di informazioni audio e quindi un suono più dinamico e ampio. Per farlo Rebeat Innovation ha studiato un metodo per convertire i file musicali in formato digitale in una mappa 3D che simula il solco che verrà inciso sul disco. Il modello viene poi riprodotto, tramite incisione laser, su uno stampo di ceramica, eliminando il complesso processo di creazione della matrice in metallo utilizzato attualmente, in cui vengono impiegate sostanze chimiche tossiche. Così, oltre a creare copie più fedeli all’originale, aumenta anche lo spazio a disposizione dei musicisti, che potranno registrare il 30% di musica in più per ogni lato. Il problema principale di questa nuova tecnologia è quello di adattare gli attuali impianti di produzione. Problema superato, secondo quanto annunciato qualche giorno fa da Rebeat Innovation all’annuale conferenza Making Vinyl di Detroit. Tre fabbriche di vinili, la ceca GZ Media, che da sola produce il 60% di tutti i dischi del mondo, la statunitense Record Products of America e la canadese Viryl Technologies, hanno accettato di implementare nel loro processo produttivo il nuovo sistema di stampa. I primi HD Vinyl dovrebbero arrivare fra un anno, anche se per ora mancano le adesioni di artisti e case discografiche. Forse, leggendo gli ultimi dati sulle vendite, nei primi mesi del 2018 in crescita di quasi il 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, si convinceranno ad appoggiare il progetto e a dare un’altra nuova vita al vinile.