da stanford al mondo
Google compie 20 anni: luci e ombre del colosso che ha rivoluzionato il web
Vent’anni fa le porte di un garage nel quartiere di Menlo Park, in California, si aprono per la prima volta. Da lì sarebbe uscito il futuro. Gli artefici sono due dottorandi dell’università di Standford, Larry Page e Sergey Brin, la loro idea è quella di ordinare e rendere raggiungibili tutte le informazioni contenute su internet e vogliono chiamare la loro creatura “googol”, termine che si riferisce alla cifra composta da un 1 seguito da cento 0, che per un errore d’ortografia diventa Google. Nasce così il motore di ricerca che ha rivoluzionato la nostra vita e che oggi compie vent’anni. Due decenni lunghissimi e densi di avvenimenti, fra acquisizioni più o meno riuscite, prodotti di grande successo e flop clamorosi, rapide salite e crolli vertiginosi in borsa e qualche multa miliardaria. In realtà il tortuoso viaggio inizia più di vent’anni fa, quando Page e Brin, che all’inizio non si stavano nemmeno molto simpatici, decidono di sfruttare PageRank, l’algoritmo messo a punto per organizzare i documenti digitali della biblioteca di Standford, per indicizzare le pagine web. Il dominio google.com viene infatti registrato il 15 settembre 1997, un anno prima della fondazione di Google. Una crescita inesorabile Grazie a un primo finanziamento da 100 mila dollari la società parte. A lavorarci sono in quattro: Page e Brin, la loro amica e proprietaria del garage Susan Wojcicki e il primo dipendente Craig Silverstein. Il progetto cresce rapidamente insieme agli investimenti, ma già a inizio 1999 il primo colpo di scena: i due fondatori provano a vendere l’algoritmo di Google al portale Excite. L’offerta da 1 milione di dollari viene rifiutata e Google continua per la sua strada. Una strada che diventa subito milionaria. Il 7 giugno 1999 arrivano altri 25 milioni di dollari, investiti principalmente dal fondo venture capital Kleiner Perkins Caufield & Byers and Sequoia Capital. Don’t Be Evil... Alle porte del nuovo millennio, con il malcontento dei due fondatori, Google comincia a vendere annunci, che appaiono nella pagina dei risultati di ricerca. È il primo passo che allontana la società dalla filosofia del celebre motto “Don’t Be Evil”. La decisione costa alla società una causa da parte della compagnia GoTo.com, che per prima aveva sperimentato gli annunci nelle ricerche sul web. Il tutto finisce con un accordo per cui Google cede 2,7 milioni di azioni ordinarie. Nel frattempo Big G approda in borsa. È il 19 agosto 2004, il valore del titolo raggiunge la cifra di 26 miliardi di dollari, rendendo tutti i suoi dipendenti milionari. Acquisizioni e a non finire Nel primo decennio degli anni 2000 la crescita di Google diventa inesorabile. Ma la società, che nel frattempo ha trasferito i suoi uffici nel Googleplex di Palo Alto, non si accontenta di essere un motore di ricerca ed espande i suoi servizi. Nel 2005 Google acquisisce per 50 milioni dollari una piccola società di progettazione software per dispositivi mobile. Si chiama Android e si rivelerà un enorme successo. Così come YouTube: il portale di video sharing viene acquisito nel 2006 per 1,6 miliardi di dollari. Un anno dopo è il turno di DoubleClick, società leader nell’advertising online, che Google si aggiudica battendo Microsoft per 3,1 miliardi di dollari. L’espansione continua anche negli anni ’10 con le acquisizioni di Motorola, per la cifra record di 12,5 miliardi di dollari, e Nest, azienda specializzata in domotica, per 3,2 miliardi di dollari. Tutti i flop di Big G Nei vent’anni di Google non mancano, ovviamente, fallimenti. Basta pensare ai Google Glass, annunciati come una rivoluzione e poi finiti nel dimenticatoio, oppure al social network Google Plus, mai veramente decollato. Fra i flop meno noti ci sono Knol, una pseudo Wikipedia fallita nel 2012, e Google Video Player, un software di riproduzione video che avrebbe dovuto fare concorrenza a VLC, ma che invece nel 2007 è finito nel cestino. Qualche guaio Google lo sta passando anche con la Commissione Europea, che poco più di un mese fa ha multato il colosso di Palo Alto per 4,3 miliardi di dollari a causa di abuso di posizione dominante sul mercato riguardo Android. Ma i passi falsi fanno parte del gioco, soprattutto per una società come Google in continua evoluzione, con decine di progetti che spaziano dall’intelligenza artificiale alle mappe fino al cloud e alla realtà virtuale. Tutto, a partire dal 2015, è finito nella holding Alphabet, che ha chiuso il 2017 con un fatturato di 110 miliardi di dollari. Senza contare poi tutti quei progetti segreti che vengono sviluppati dentro Google X, un’altra porta verso il futuro aperta vent’anni dopo quella di un polveroso garage californiano che ha rivoluzionato internet.