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Privacy, i primi effetti del GDPR: giornali Usa bloccati e ricorsi contro i colossi tech

Davide Di Santo
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Il nuovo regolamento Ue sulla protezione dei dati personali, il Gdpr, è entrato in vigore. Mentre gli utenti sono da giorni sommersi di e-mail in cui le società chiedono loro di dare il consenso esplicito di contattarli, Bruxelles ribadisce che i cambiamenti serviranno a tutelare i consumatori dall'essere come "persone nude in un acquario". Giornali Usa offline - Intanto, però, diversi siti di informazione Usa risultano bloccati in Europa a seguito dell'ingresso in vigore del Gdpr. Los Angeles Times, Chicago Tribune, New York Daily News, Baltimore Sun e Orlando Sentinel, riportano tutti lo stesso messaggio: "Sfortunatamente il nostro sito è attualmente non disponibile nella maggior parte dei Paesi europei. Siamo impegnati sulla questione e per valutare opzioni che sostengano la nostra gamma completa di offerte digitali al mercato Ue. Continueremo a identificare soluzioni di conformità tecnica che garantiranno a tutti i lettori il nostro giornalismo pluripremiato". Ricorsi contro Facebook & Co. - E sono già arrivati i primi ricorsi contro giganti di internet. La ong 'None of Your Business' di un attivista austriaco per la difesa della privacy, il giurista Max Schrems, ha avviato quattro azioni legali: una contro Google in Francia, una contro Instagram in Belgio, una contro WhatsApp in Germania e una contro Facebook in Austria. L'accusa è che le società costringerebbero gli utenti a dare un "consenso forzato" per l'utilizzo dei dati personali proprio in virtù dell'entrata in vigore del Gdpr. "Avete probabilmente visto queste finestre di pop-up che compaiono dappertutto, in cui si dice 'Dovete accettare, altrimenti non potrete usare questo servizio'. Ora il Gdpr vieta esplicitamente questo", ha spiegato Schrems in un'intervista ad AFP. Multe milionarie per chi non si adegua - Nonostante le regole siano state ufficialmente adottate due anni fa, visto che c'era un periodo di grazia fino ad adesso le società sono state lente ad agire, da qui le e-mail inondate di messaggi di richiesta di consenso negli ultimi giorni. L'Ue sostiene che la cosiddetta General Data Protection Regulation (Gdpr) permetterà ai cittadini di riprendere il controllo delle informazioni personali online e insiste sul fatto che le leggi diventeranno un punto di riferimento globale per la protezione delle informazioni online delle persone, in particolare sull'onda dello scandalo che ha colpito Facebook. "Le nuove regole ridaranno agli europei il controllo dei loro dati" perché "oggi per i dati personali le persone sono nude in un acquario". In base al nuovo regolamento, le società possono essere multate fino a 20 milioni di euro o per il 4% del loro giro d'affari globale annuale in caso di violazione delle nuove regole sui dati in Ue. Il diritto di sapere - I principi chiave intorno a cui ruotano le norme sono che i cittadini devono dare permesso esplicito per l'utilizzo dei loro dati e che i consumatori hanno il "diritto di sapere" chi processa le loro informazioni e per cosa verranno utilizzate. I cittadini hanno il "diritto di sapere" quando i loro dati vengono hackerati, come avvenne per esempio con il furto di dati subito nel 2016 da Uber.I consumatori potranno bloccare il trattamento dei loro dati per ragioni commerciali e anche ottenere la cancellazione dei dati in base al 'diritto all'oblio'. Per i bambini decideranno i genitori fino all'età del consenso, che gli Stati membri dovranno fissare fra 13 e 16 anni. A vigilare sull'applicazione del Gdpr sarà lo European Data Protection Board, un board di garanti guidato dall'austriaca Andrea Jelinek. I colossi del web - Le grandi piattaforme come Facebook, WhatsApp e Twitter sembrano ben preparate per le nuove regole, mentre le piccole imprese hanno espresso preoccupazioni. Le autorità Ue spiegano che inizialmente si stanno concentrando sulle grandi compagnie, i cui modelli di business utilizzano la miniera dei dati personali a fini pubblicitari, offrendo invece più tempo alle piccole imprese per adattarsi. Il caso del nuovo regolamento, fra l'altro, è stato spinto dal recente scandalo sui dati di Facebook usati da Cambridge Analytica, un ente di ricerca politica britannico-Usa, per le elezioni presidenziali Usa del 2016. La violazione ha riguardato 87 milioni di utenti, ma Facebook mercoledì ha dichiarato di non avere trovato prove della vendita di alcun dato di europei a Cambridge Analytica.

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