Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Affitti brevi, Sweetguest fa il padrone di casa al posto vostro

La startup milanese gestisce gli annunci Airbnb di privati

Alessandro Perrone
  • a
  • a
  • a

Il fenomeno Airbnb sembra ormai inarrestabile. I numeri del servizio di gestione degli affitti brevi crescono di anno in anno fra le proteste degli albergatori, che chiedono regole più eque, e i tentativi dei vari governi di tassare i guadagni della piattaforma. In Italia, una delle mete più scelte su Airbnb, nel 2017 si contano quasi 8 milioni di visitatori, con un guadagno medio di più di 2.000 euro a host. Un affare per chi vuole guadagnare qualche soldo affittando ai turisti la stanza degli ospiti e per chi gestisce un bnb vero e proprio e ha bisogno di visibilità globale. Ma in Italia c'è chi ha pensato di poter fare di più per sfruttare al meglio le possibilità offerte dagli affitti brevi: i ragazzi di Sweetguest. La start-up, nata a Milano nel 2016, ha come obiettivo quello di facilitare e ottimizzare la gestione degli affitti brevi su Airbnb. Creare un annuncio e affittare alle condizioni migliori il proprio appartamento è impresa ardua e spesso sottovalutata. Sweetguest, grazie a un sistema basato sul software proprietario Booking Booster, corre in aiuto degli host per far sì che l'annuncio non scompaia nella giungla di Airbnb e che i proprietari guadagnino il più possibile. I numeri parlano di oltre 500 immobili gestiti, 44mila ospiti accolti e un tasso di occupazione medio degli immobili dell'85%. Sono due i pacchetti proposti da Sweetguest: Gestione Online e Gestione Completa. Scegliendo la Gestione Online, che costa il 10% sulle notti vendute, si lascia a Sweetguest il controllo dell'annuncio e delle prenotazioni mentre il proprietario dovrà accogliere gli ospiti e gestire pulizie e manutenzione dell'immobile. Con la Gestione Completa, che costa il 20% del guadagno sull'affitto ed è attiva a Milano, Firenze, Roma, Venezia e Torino, si usufruiscono anche di tutti i servizi fisici di Sweetguest. Il proprietario lascia le chiavi di casa ai dipendenti della piattaforma che poi si occuperanno di tutto: accoglienza ospiti, pulizie, lavanderia, servizio fotografico professionale e ogni eventuale imprevisto. Bisogna poi chiaramente farsi due calcoli e capire se il gioco vale la candela: del prezzo dell'affitto pagato dal cliente per un appartamento, fra tasse varie, trattenuta di Airbnb e costo dei servizi Sweetguest al proprietario ne arrivano netti poco più della metà. “Il nostro è un servizio dedicato ai proprietari privati che vogliono approfittare dell'opportunità di affittare a breve, quindi senza perdere il controllo della loro casa e senza rischiare di avere inquilini morosi – ci racconta Edoardo Grattirola, uno dei due fondatori della start-up - il 90% delle case gestiamo le abbiamo portate noi su Airbnb”. La sede romana di Sweetguest è stata aperta a marzo 2018. “Roma è una città molto grande – continua Grattirola – una prova del nove per noi e per la nostra organizzazione logistica”. A far funzionare i servizi offerti da Sweetguest, infatti, oltre al software Booking Booster, ci sono gli oltre 30 dipendenti dell'azienda a cui si aggiungono più di 50 collaboratori da società esterne o a partita IVA. Fra lo ci sono i checkinner, incaricati di pianificare e organizzare il check-in, che da qualche settimana possono fare affidamento su un'app specifica dedicata ai loro compiti. “Ma lavorare come checkinner non è come lavorare per Deliveroo – assicura il co-funder di Sweetguest - un nostro checkinner con partita IVA guadagna anche 50 euro al giorno”. Ma nel mondo che gira intorno ai servizi per gli affitti brevi è impossibile non affrontare la questione delle tasse, che Airbnb e simili non pagano in Italia, ma nel paese in cui risiede la loro sede legale. Per risolvere il problema, un anno fa il governo italiano ha previsto una cedolare secca a carico degli host da applicare agli affitti brevi. Le piattaforme dovrebbero raccogliere una tassa del 21% e versarla nelle casse dello Stato. Ma Airbnb, non avendo sede in Italia, non può fare da sostituto d'imposta per i proprietari. Da qui si è aperto un contenzioso ancora in corso. Per Edoardo Grattirola la tassa non è studiata benissimo: “Lo scopo deve essere quello di limitare il mercato turistico degli affitti brevi non registrato e offline – continua Grattirola – sono favorevole a un'aliquota agevolata che attiri chi affitta a nero e che vada bene ad Airbnb”.

Dai blog